Regista: Paolo Sorrentino
Top star: Michael Kane, Harvey Keitel
Italia, Francia, Svizzera, Gran Bretagna 2015
Il peggior film della pur breve filmografia di Paolo Sorrentino. Tanto che sorge spontanea una domanda: non ci fosse stato l’Oscar per “La grande bellezza”, questo “Youth” – fresco di uscita in dvd per il noleggio – sarebbe uscito dal cassetto?
Michael Kane e Harvey Keitel, vecchi artisti forse al capolinea della vita, artistica e non, dissertano di massimi sistemi e di quotidiane banalità in un buen retiro svizzero: fatta la premessa, è chiaro che la lentezza del film nemmeno venga quotata dai bookmaker, c’è, ci deve essere perché lo impone la storia e per giunta è uno dei marchi di fabbrica di Sorrentino. I guai però sono essenzialmente due.
Uno: pure “Le conseguenze dell’amore” e “La grande bellezza” erano lenti, ma avevano qualcosa da dire e da raccontare. Qui…boh. Qual è il succo?
Due: tra scene onirico-visionario-simboliche e pillole di filosofia spicciola, il sospetto che avevamo avuto al Bar De Curtis guardando “La grande bellezza”, con “Youth” diventa certezza; il Sorrentino-Style prevede di porsi sopra un piedistallo e dire allo spettatore: “Non provarci nemmeno, perché tanto qui in alto non ci arrivi”. E infatti noi spettatori da bar non ci arriviamo e ci guardiamo perplessi (ma anche un po’ imbarazzati per via della nostra ignoranza) di fronte a scene che proprio non capiamo. Col risultato che “La grande noia”, scusate, “Youth”, l’abbiamo dovuto guardare in quattro puntate per riuscire ad arrivare ai titoli di coda. Che la cultura e il cinema d’essai vanno bene, ma solo a piccole dosi, per menti semplici come le nostre.
La trovata di Hitler, il congedo di Keitel, o frasi del tipo “non esagerare con tutta questa verità, ricorda che è la finzione la nostra passione” qualche bel momento ce lo hanno regalato. Ma poca roba nel contesto generale.
Che Sorrentino sia un grande regista lo dicono i lavori precedenti, che la sua ultima fatica sia bruttarella ci pare piuttosto oggettivo.
Regìa: Gabriele Salvatores
Tops star de noantri: Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio
Italia, Francia 2014
Da un premio all’Oscar all’altro (anche se “Mediterraneo” è ormai datato), per un risultato ugualmente – e ad esser buoni – discutibile. Gabriele Salvatores, forse in crisi creativa, forse al contrario in debordanza creativa, ha preso a sperimentare; così, dopo il poco riuscito crime-movie “Educazione siberiana” si è cimentato con questo “Ragazzo invisibile”. Prima della visione e dopo la visione ci siamo posti la stessa identica domanda: “Si sentiva la mancanza di un film italiano su supereroi adolescenti?”. No, in tutta onestà no. E’ un fumettone senza spessore rivolto ai bambini? No. Riesce a catturare adolescenti e adulti? Molto difficile. Manca tutto il retroterra, è vero, in Italia film sui supereroi non se ne sono mai visti, e se questo può essere una nota di merito al coraggio di Salvatores, dall’altro rende tutta l’operazione quantomeno spiazzante. Ma dire il vero spiazzano anche fattori molto più terra terra, concreti, ad esempio scene del film come quella in cui la bambina incontra un “fantasma” (un ragazzo invisibile) e si mette a chiacchierarci come nulla fosse, o come quella in cui si arrendono i cattivi (perché gliela danno su così facile?). Fosse una parodia, ok, ma non è questo il registro scelto. E il fatto che nel finale si lasci intendere ad un possibile seguito suona come una minaccia…