Firenze – Mercoledì sera, sgomberati dall’immobile INAIL di via degli Incontri, un gruppo di persone, con l’aiuto del Movimento di Lotta per la Casa, ha occupato un residence, chiuso definitivamente da almeno due anni, ovvero dall’inizio della pandemia, in via Caccini 20 a Firenze.
Agli occupanti provenienti dallo sgombero del mattino, circa 15, si sono uniti un’altra decina di persone, per la maggioranza assoluta italiani, che si erano rivolti da tempo, senza esito, agli uffici comunali. “L’unica soluzione propostaci – dicono le persone provenienti dall’immobile INAIL sgomberato, che per lo più ricadono nella categoria dei cosiddetti “working poors” – è stata una settimana all’albergo popolare”. Una soluzione che, anche per gli impegni lavorativi di molti di loro, non poteva essere funzionale. Del resto, vista l’esiguità degli stipendi (si va dai 500 euro ai 1200) il mercato per loro è e resta inaccessibile.
La struttura Inail sgomberata, nota anche col nome di Casa Gabriella, ha una lunga storia. Abbandonata da anni dall’ente, è stata al centro di un progetto presentato da Rifondazione Comunista in Regione, che la vedeva trasformarsi in un futuro centro per l’accoglienza dei parenti di utenti dell’Unità Spinale che si trova a pochi metri. Il progetto fu lanciato da una esponente, disabile, di Rifondazione, Gabriella Bertini, che per qualche tempo, col suo compagno Beppe Banchi, abitò nella struttura. Ricordiamo che Gabriella Bertini fu una delle persone che lanciarono e sostennero portandolo a realizzazione il progetto dell’Unità Spinale a Firenze, nel complesso di Careggi. Morta Gabriella, il compagno e la badante che si occupava della donna furono sfrattati e l’immobile restò vuoto due anni, fino all’occupazione da parte di un gruppo di persone escluse dall’accesso all’affitto. Si trattava di un gruppo che vedeva varie nazionalità, in prevalenza rumeni e marocchini, e qualche italiano. Prima che lo sfratto si abbattesse sulla piccola comunità, la proprietà fece tagliare tutte le piante di ulivo, circa un centinaio, che erano state curate dagli occupanti e circondavano la colonica, già cariche di frutti e pronte per la raccolta.
Lo sgombero è avvenuto mercoledì scorso senza resistenza e alcuni occupanti rientranti nella categoria dei fragili sono stati accompagnati dai servizi presso le strutture di accoglienza comunali. La sera stessa è avvenuta l’occupazione del nuovo immobile, con l’aiuto del Movimento. La struttura, che si trova in via de’ Caccini, è un residence chiuso definitivamente, attualmente risulterebbe di proprietà di Gestimmobili spa.
“Il problema della mancanza di alternative per le famiglie che si trovano a combattere su più fronti, dal lavoro, spesso sottopagato o irregolare, alla casa – dice Marzia Mecocci del Movimento di Lotta per la Casa – assume un profilo emblematico in un caso come questo, dove troviamo famiglie di varie provenienze fra cui molti italiani, che, pur svolgendo un lavoro, non riescono ad entrare nel mercato abitativo. Al netto della pandemia che ha reso ancora più dure le iniquità di un sistema che comporta sempre di più l’esclusione dei ceti popolari, il problema che si pone è: cosa possono fare le famiglie, escluse dal mercato libero, quando i servizi sociali e abitativi non fotografano e non rispondono ai bisogni, nella drammatica consapevolezza che senza una casa non esiste nè famiglia nè lavoro? Inoltre – conclude Mecocci, riferendosi all’Albergo Popolare offerto per una settimana – è questo l’unico albergo che accettiamo”, riferendosi a sistemazioni dignitose e possibili per le persone in difficoltà. Del resto, proprio ieri la Rete Antisfratto ha portato in piazza le drammatiche istanze di chi si trova, a pandemia ancora in corso, nel mezzo di una strada, senza quella rete di alloggi volano per fronteggiare l’emergenza che era stata richiesta per tempo all’amministrazione.