Dal busto di Lenin ai voucher di Burani: baruffe Pd a Cavriago

Documento tranchant di un pezzo importante del Pd (tra cui la Prodi, la Pavarini, la Ibattici e la Franceschini) contro la decisione del comune di Cavriago di pagare in buoni alcuni lavoratori. E’ un pezzo della battaglia, nemmeno troppo sotterranea, tra renziani e no
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Quattro Castella: colazione romantica al castello del Bianello tra il sindaco renziano Andrea Tagliavini ed una nobildonna che impersonifica Matilde di Canossa. Chissà se anche Syusy Blady verrà pagata in voucher?

Il caso del comune di Cavriago era recentemente rimbalzato sulle pagine nazionali di alcuni quotidiani; nell’ex roccaforte del Pci e di tutto quanto faceva sinistra e cattocomunismo (vedi il legame con don Giuseppe Dossetti che qui si trasferì con la famiglia a pochi mesi dalla nascita) la notizia del pagamento in voucher di alcuni lavoratori comunali aveva sollevato più d’un dibattito. Per alcuni la parabola della cittadina dove ancora insiste in piazza un busto di Lenin ed oggi è governata da una giunta guidata dal sindaco dem Paolo Burani, ben simboleggia lo spirito e le contraddizioni, vere o presunte, del Partito democratico.

A prendere posizione contro l’aumento dei pagamenti in tagliandi, che secondo diversi opinionisti sarebbe stretta conseguenza del Jobs Act, arriva un documento interno allo stesso Pd che porta in calce diverse firme autorevoli e rappresentanti un pezzo del partito decisamente anti-Renzi. Tra loro un gruppo di donne impegnate in svariati settori tra cui la consigliera regionale Silvia Prodi, ma anche Roberta Pavarini e Ibattici, che operano più direttamente dentro il Pd e Federica Franceschini di Palazzo Magnani. Oltre ad un gruppo di colleghi tra cui Pier Saccardi. E’ evidente che la polemica dei voucher è solo una parte di quella battaglia più estesa che si sta consumando dentro il Pd, pro o contro Renzi, specie in vista del referendum del 4 dicembre.

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Nostalgico tutto d’un pezzo

Ecco il testo coi nomi dei firmatari: “Il PD è impegnato sui temi del lavoro con una riforma che si è posta come obiettivo di ridurre il più possibile la giungla di contratti, i cui utilizzi impropri hanno favorito, negli anni passati, la precarietà del lavoro. Risulta perciò pienamente legittima la posizione di chi dice no a un utilizzo improprio del voucher, da sempre giudicato uno strumento che mal si applica alla retribuzione del lavoro all’interno dell’ente pubblico. Vale la pena di ricordare che la finalità prima dell’introduzione del voucher è stata l’emersione dal lavoro nero di prestazioni saltuarie: dai piccoli lavoretti di pulizia, giardinaggio, manutenzione,  ai giorni di vendemmia per studenti e pensionati, alle lezioni private, agli ingaggi di lavoratori in via emergenziale e non programmabile. Lavoratori a chiamata, senza contratto, a cui si riconosce un gettone orario.

Rispetto alla riforma in corso quale coerenza politica si rileva nella scelta effettuata da un’amministrazione pubblica a guida PD di utilizzare i voucher per ingaggi che non hanno alcun  carattere di saltuarietà? Come si arriva a giustificarne l’utilizzo all’interno di una struttura organizzativa complessa come quella del comune, per mansioni programmabili e delicate come quelle dell’area tributi, caratterizzate da chiari e necessari rapporti di lavoro subordinato? Serve che il PD reggiano apra una discussione al fine di dare indirizzi chiari alle pubbliche amministrazioni: per evitare storture che violano lo spirito e sostanza della normativa e con essi i diritti minimi che ognuno come lavoratore chiede di vedere riconosciuti”.

Roberta Ibattici, Gianluca Cantergiani, Roberta Pavarini, Silvia Prodi, Stefania Salsi, Pier Saccardi, Andrea Venturi, Cristian Vergalli, Elisa Bellesia, Sara Poli, Laura Zilocchi, Federica Franceschini.

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