Dad Euro walking: esce il libro di Mario Giordano sulla moneta unica

E’ in uscita imminente: l’ultimo libro di Mario Giordano per le edizioni Mondadori cercherà di rompere i tabù sull’euro moneta unica del Vecchio Continente. E l’impossibilità fin qui comprovata di aprire un dibattito tecnico se la nostra appartenenza all’euro abbia un futuro. E di che tipo. Bollati sempre e comunque quali populisti, demagoghi e qualunquisti i dubbiosi della divinità unica del Sacro Euro Graal, le frontiere del silenzio sono state decisamente rotte. Dai premi Nobel Pissarides e Mirrless o da altri illustri economisti un tempo convinti sostenitori della moneta unica quali Sapir, Sarrazin, gli italiani Bagnai, Rinaldi e Borghi, dal noto professore della New York University Roubini e dall’editorialista del Financial Times Martin Wolf. La tesi è sempre quella: la moneta unica si avvia a morire non perché ci siano forze esterne pronte ad abbatterla ma perché semplicemente non può stare in piedi. E non dal punto di vista finanziario e speculativo ma di quello della sostenibilità economica e sociale.

insert coinL’idea di Maastricht in sostanza non ci ha garantito quanto promesso; anzi ci avrebbe cacciato in un vicolo cieco la cui uscita assume un’unica forma. Far saltare il banco. Se l’è lasciato scappare anche il Centro studi di Confindustria: “l’euro forte congiura contro la ripresa”. Quindi scegliere: o euro forte o ripresa. E’ stato abbondantemente spiegato: non si può creare una moneta unica a tassi fissi quando ci sono enormi differenze tra i Paesi che partecipano all’unione. I Paesi del Nord hanno tassi di inflazione più bassi e invadono coi loro prodotti quelli del Sud: in un sistema libero si può recuperare svalutando e diventando più competitivi. Ma ciò non è possibile; e si sta alla finestra sempre più poveri ad osservare l’invasione di prodotti non necessariamente migliori dei nostri ma imposti dai meccanismi di mercato della moneta unica. Italia, Spagna e Grecia non possono esportare nel mondo perché c’è l’euro forte, nemmeno nell’eurozona perché sopraffatti da Germania e altri del Nord che partono avvantaggiati e nel frattempo il mercato interno è pieno di prodotti stranieri. Chiudono le imprese, aumentano i disoccupati, diminuisce il reddito nazionale e il gettito e i conti dello Stato sono sempre più in affanno. Poi c’è Bruxelles che impone misure sempre più restrittive e il gioco vizioso è fatto. Possibile uscire dall’asfittico circolo?

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