D’accordo prima la salute ma lo Stato “ristori” davvero e subito. Sono a fianco dei commercianti

Il Covid non ama nessuno. Meno che meno i ‘piccoli’. Siano essi bambini, anziani, poveri, disabili, malati o siano essi lavoratori e imprenditori. Nel periodo maggio-settembre 2020, segnala il Rapporto Caritas, l’incidenza dei nuovi poveri passa dal 31% al 45%, e l’incremento è stato spinto da piccoli commercianti e lavoratori autonomi: i ‘piccoli’ dell’economia.

Questo è uno degli effetti del Covid di primavera. Ora abbiamo il Covid d’autunno, di fronte al quale, ancora una volta, nessuno si salva da solo e nessuno può salvarsi senza uno Stato garante di equità e artefice di coesione sociale, che è essenziale quanto il pane. Serve un “patto sociale”, quindi leale.

E’ evidente quanto le misure assunte nel nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri colpiscano “ad ampio spettro” diversi settori dell’economia, con danno prevedibile, anzi certo, a numerose imprese, prime tra tutte quelle del food (agro-alimentare), che hanno nei pubblici esercizi – bar, ristoranti, pub, gelaterie, servizi di catering – un canale di distribuzione privilegiato e che nella nostra regione costituiscono una delle principali voci di produttività. Il mondo delle partite Iva, fra queste quelle dei piccoli e medi imprenditori, è fra quelli più fragili, colpiti e meno tutelati. Non è pensabile che questi operatori economici possano resistere a lungo, a reddito zero o diminuito, e con le spese correnti abituali da affrontare.

Dopo importanti sacrifici già richiesti con il lockdown della scorsa primavera, e i necessari investimenti per potersi adattare ai protocolli sanitari di sicurezza, oggi viene richiesto infatti un nuovo e pesante sforzo: la sospensione di fiere e sagre, la chiusura delle attività di somministrazione alle 18. Dopo quest’ora, cambierà il volto delle città.

Le associazioni di categoria dissentono; si prevedono manifestazioni.

Come amministratore pubblico, non posso non mantenere uno sguardo d’insieme, cosciente sia del grave pericolo sanitario, sia della potenziale frattura sociale. E’ prioritario salvaguardare il più possibile gli ambiti della sanità e della scuola. E’ pacifico.

A questi sacrifici, sostenuti da un settore nell’interesse di tutti, oggi – non domani o chissà quando – devono corrispondere certezze da parte dello Stato: ristoro concreto e immediato a chi deve chiudere, con facilitazioni di accesso al credito o allo sgravio fiscale. E dobbiamo corrispondere tutti noi, con responsabilità, facendo la nostra parte.

Gli operatori economici mi troveranno al loro fianco, affinché lo Stato faccia seguito alle promesse con azioni plausibili, tempestive e reali: liquidità immediata a fondo perduto, cassa integrazione, riduzione di imposte e affitti e, laddove possibile, il ritorno a misure meno restrittive. Allo stesso tempo, energie, lavoro e risorse dovranno essere reindirizzati, anche da parte nostra, affinché si possano trovare sostegno e rilancio nel più breve tempo possibile. Ci salveremo se avremo uno sguardo responsabile gli uni verso gli altri.

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