I reati, ancorché da dimostrare, sono particolarmente odiosi e rientrano nel filone, ahinoi ampiamente praticato a tutti i livelli di potere e a tutti i gradi di cromia politica. Odiosi in senso generale, per chi crede (non siamo tra questi) che meno evasione fiscale possa significare un abbattimento della tassazione generale, odiosi in senso particolare in questi tempi di vacche magrissime specie per chi non delinque finanziariamente ed ha enormi difficoltà a sbarcare il lunario.
L’ultima inchiesta, quasi tutta reggiana, che ha portato agli arresti tra gli altri volti della tv e dell’imprenditoria già legati in special modo alla Cna, evidenzia certo il nervo scoperto delle (ancora) presunte trame tra faccendieri locali e maneggioni malavitosi, dall’altra parte smaschera le retoriche quotidiane che di volta in volta attribuiscono al “diverso” (di ceto e/o di origine) tutti i mali della società, proponendo soluzioni facili e un tanto al braccio.
Eppure guardiamo con un punto interrogativo alla tempistica della nuova infornata di cattivi presentata dalla Procura; ovvero il giorno dopo l’assoluzione dell’ex vigile urbano Pietro Fontanesi, processo nel quale accusa e inquirenti hanno visto implodere la propria linea. Ed esplodere le spese pubbliche a furia di perizie, super ed extra, balistiche (su cui questo sito si promette di tornare). Un nuovo e molto più attuale clamore che fa già dimenticare quei delitti irrisolti di 20 anni fa. E i tentativi falliti di individuare i colpevoli.
Non ci associamo nemmeno alla canea giustizialista ed ai gridolini eccitati di chi ha individuato il mostro di turno e su di esso rivolge in modo (auto)catartico il proprio sacrosanto sdegno sociale cercando un po’ di sollievo. Attendiamo la fine dei processi, se ci saranno, che in questa società culturalmente devastata dai fu riferimenti istituzionali e moralmente compromessa dai politicanti di ogni risma, è sempre più difficile distinguere in anticipo i sani dai marci, i colpevoli dalle vittime.