Colui che fece “non si sa” il gran rifiuto…ovvero da Celestino V a Benedetto XVI: il motivo reale delle dimissioni di papa Ratzinger, oltre ogni altra sacrosanta considerazione di bilancio e prospettive, è la vera incognita di questa giornata, a suo modo storica. E’ accaduto assai di rado infatti che un Papa si dimettesse per non meglio precisati motivi, o meglio un generico non più sostenibile rapporto tra forze in campo (la salute di Ratzinger) e l’importanza del suo ruolo (si dice la massima autorità morale nel mondo).
Nonostante gli oltre 700 anni di differenza tra i due casi, le analogie si potrebbero purtuttavia trovare; l’eremita molisano-abruzzese e l’universitario bavarese infatti avevano da subito mostrato un grave disagio quali successori di Pietro. Per capire la psicologia che potrebbe aver indotto Joseph Ratzinger a dare le clamorose dimissioni, consigliamo la visione dell’ultimo film di Nani Moretti “Habemus Papam”, davvero profetico in questo senso. A meno che non ci sia dell’altro, a noi ancora sconosciuto.
A Pasqua, o giù di lì, dovremmo avere un altro Santo Padre. Sulle spalle di un comunque grande uomo di pensiero (e di nessuna azione) come il nostro dimissionario, più avvezzo alle biblioteche che alle piazze, potrebbe aver pesato anche un’altra eredità, oltre a quella già immensa di Capo della Chiesa. Prima di lui infatti Giovanni Paolo II era riuscito a catalizzare l’attenzione dell’intero pianeta come non accadeva da secoli, o forse non era mai accaduto. Quel “Santo subito” che ha continuato ad echeggiare nelle segrete stanze vaticane, potrebbe essere stata una delle voci della coscienza citata da Ratzinger nella decisione. Non tanto per invidia ma per umile riconoscimento della immane difficoltà nel sostenere un doppio passaggio di testimone