Da Menarini una nuova tecnologia, utile anche per inchiodare i criminali

Firenze- La tecnologia di Deparray, nata dalla ricerca Menarini per la diagnosi dei tumori, sarà utilizzata per individuare e inchiodare in modo inequivocabile gli autori di un crimine.

Le serie poliziesche degli ultimi anni ci hanno abituato, alla fine di ogni puntata, a veder risolvere casi difficilissimi partendo da una piccolissima traccia di Dna. Ma nella vita reale non è proprio così. I reperti biologici raccolti sulla scena del crimine sono spesso confusi, misti, composti da materiale biologico che proviene da due o più persone. L’analisi di queste tracce miste rappresenta un problema nella genetica forense in quanto non sempre consente di ottenere un profilo netto del Dna e questo rende più difficile l’identificazione del colpevole perché il percorso si fa molto più complesso.

Grazie all’utilizzo di Deparray, una tecnologia automatizzata per l’individuazione e l’isolamento di cellule pure, i ricercatori sono stati in grado, per la prima volta, di separare le cellule appartenenti ai diversi fluidi biologici (ad es. sangue, saliva, liquido seminale) prima di effettuare l’analisi genetica standard, e hanno quindi potuto ottenere in maniera assolutamente pura il corrispondente profilo genetico.

La scoperta della nuova applicazione, pubblicata sulla rivista Forensic Science International, si deve a un lungo lavoro portato avanti dai Carabinieri del Ris di Roma in collaborazione con il Gruppo Menarini, ed è destinata a cambiare il mondo della scienza forense. Anche il dipartimento di giustizia dalla Siracuse university sta utilizzando Deparray per l’analisi di casi irrisolti.Nel lungo lavoro comune fra Menarini e i Ris sono state analizzate in primo luogo misture biologiche create ad hoc: un mix di liquidi riprodotto in laboratorio che conteneva sangue, saliva e liquido seminale. I risultati di queste analisi sono stati sorprendenti: nel 100% dei casi il Deparray è riuscito a identificare i fluidi e il corrispondente profilo genetico del soggetto.

Nella fase successiva sono stati poi analizzati i campioni reali, raccolti su scene di omicidi o violenze sessuali. Anche in questo caso l’analisi dei campioni ha permesso di individuare le cellule in modo inequivocabile il profilo del colpevole. In sostanza, l’esperimento ha confermato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che questa metodica può essere applicata con successo alle tracce reali.

“Il progetto Deparray, sviluppato dalla Menarini in collaborazione con il Ris di Roma – spiega Andrea Berti, Comandante della Sezione di Biologia del Reparto – è senza dubbio la novità più promettente e rivoluzionaria che il mondo della genetica forense ha visto negli ultimi anni. Per la prima volta sono state, infatti, separate fisicamente singole cellule di donatori costituenti una mistura biologica”. Un risultato straordinario, continua Berti, se pensiamo le tracce biologiche che si trovano comunemente sui reperti raccolti durante un’indagine. “Continueremo a lavorare intensamente sul progetto per capire fino in fondo i limiti di tale tecnologia e poterla poi applicare anche a tracce infinitamente piccole che ricerchiamo sulla scena di un crimine, fornendo così un ulteriore strumento a supporto delle nostre indagini”.

“Siamo molto soddisfatti per i risultati della collaborazione tra Menarini e i Carabinieri – dice Domenico Simone, membro del cda di Menarini – Il Deparray è stato studiato e realizzato da ricercatori italiani per arrivare a una diagnosi dei tumori anche da biopsie piccolissime e addirittura da un semplice campione di sangue. Oggi ci rende orgogliosi sapere che possiamo contribuire in modo determinante anche in altre aree della scienza”

Menarini Silicon Biosystems proseguirà la collaborazione con i Carabinieri del Ris di Roma e altri laboratori di genetica forense all’estero per la validazione sperimentale del protocollo.

Foto: /www.menariniblog.it/deparray-menarini-silicon-biosystems-ris-carabinieri

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