Il contributo che Firenze offre alla campagna “L’Italia sono anch’io” è molto alto: insieme alla Provincia, la città del giglio offre circa 8mila firme valide apposte alle due proposte di legge di iniziativa popolare per riconoscere la cittadinanza a ragazzi e ragazze nati in Italia da genitori stranieri, ed estendere il diritto di voto alle amministrative ai lavoratori immigrati residenti in Italia da almeno 5 anni. Oggi avverrà anche la consegna delle 130mila firme (ne erano sufficienti 50mila) raccolte a livello nazionale a sostegno delle due proposte di legge.
Due dati interessanti, per quanto riguarda il territorio toscano: Firenze e Provincia hanno raccolto oltre la metà delle firme totali raccolte in Toscana, che sono 15mila; inoltre figurano fra le aree del Paese che hanno contribuito maggiormente alla raccolta. Firenze, ancora, è stato il Comune dove si è raccolto il maggior numero di sottoscrizioni (dato legato anche all’estensione, ovviamente): tenendo in considerazione solo la proposta di legge sullo ius soli, 3.158 le firme raccolte a Firenze, seguito da Calenzano, 601, Sesto Fiorentino 341, San Casciano 281. Fuori classifica il Comune di Campi Bisenzio, che ha visto in prima fila l’amministrazione comunale principale sostenitrice di un Comitato locale cui hanno aderito circa 50 associazioni e raccolto 2.147 firme.
Firenze e il suo territorio sembrano dunque non smentire la diffusa percezione di aree avulse dal razzismo e da tentazioni di ripulsa e timore verso l’immigrazione. Tuttavia, preoccupano alcuni fatti accaduti in questi ultimi mesi.
Un risveglio drammatico per Firenze lo scorso 13 dicembre alla notizia del folle gesto di Luca Casseri. Due senegalesi uccisi e uno ferito in Piazza Dalmazia, altri due feriti poco dopo a San Lorenzo, poi il suicidio del killer nel vicino parcheggio. Chiaro in questo caso il movente razziale che ha spinto Luca Casseri (ex simpatizzante di Casapound) a compiere una vera e propria esecuzione. Un fatto drammatico, ritenuto però da tutti come episodio singolo e del tutto imprevedibile, collocato all'interno di una realtà sociale ben precisa.
Passiamo a quanto accaduto lo scorso 24 febbraio, nella notte tra venerdì e sabato. Due persone in abiti civili, uno dei quali risultato poi essere un poliziotto e attualmente indagato, arrivano in Viale Gori davanti al centro Paci. Senza identificarsi chiedono i documenti a due ragazzi somali che, non sapendo con chi hanno a che fare, si rifiutano. Nasce una colluttazione, l’agente tira fuori la pistola puntandola a uno dei due. I somali alla fine riportano uno la lussazione di una spalla, l'altro alcune contusioni. Episodio questo molto strano e ancora in gran parte avvolto da misteri. La Digos sta indagando.
Ultimo fatto in ordine di tempo, l'aggressione di due uomini dell'est Europa e di una donna polacca contro 4 somali, avvenuta nella notte dello scorso sabato al centro in Via Luca Giordano. I tre schiaffegiano prima uno dei malcapitati, poi con tronchese e martello alla mano infieriscono su altre tre persone. I somali vengono ricoverati, tre medicati e dimessi mentre il quarto è ancora all'ospedale. Episodio che fa riflettere, perchè avvenuto a pochi giorni dall'aggressione al centro Paci e sempre ai danni di cittadini somali. Una coincidenza? Ai primi riscontri, più un regolamento di conti che un’aggressione a sfondo razzista. Indagini in corso.