Da Castelnovo Sotto con furore

La consigliera uscente e ricandidata Roberta Mori si dice diversamente renziana e punta assieme a Stefano Bonaccini a ricucire il patto sociale. “I nostri stipendi? – dice – Ho rinunciato al vitalizio”
quartier generale
Il quartier generale della Mori

Ex bersaniana e renziana fino a mezzogiorno. Senza alcun timore di confessare come la conduzione del partito non le stia piacendo troppo. Così Roberta Mori, sindaco di Castelnovo Sotto per dieci anni, consigliere regionale uscente e data tra i candidati favoriti per rientrare nel consesso emiliano-romagnolo, non gira troppo attorno agli argomenti. “La casta? Gli scandali in Regione? – risponde Roberta Mori – Avete visto il recente report della Corte dei Conti. L’Emilia Romagna è tra quelle i comportamenti dei cui consiglieri non sono stati stigmatizzati. Le responsabilità sono individuali. Chi vuole fare politica bene non riesce certo ad arricchirsi”. Si sente toccata, lei figlia della sinistra reale, di un meccanico e con mamma operaia (la cui attività è stata prolungata dalla riforma Fornero), quando le si parla di privilegi e di scandali politici ma non se ne può fare a meno.

tutti i candidati
Candidati reggiani con aspirante Presidente

Però un’indennità da circa 5mila euro mensili non sono affatto male. “Dal 2012 – dice la Mori – sono stati cancellati i rimborsi ed io personalmente ho rinunciato al vitalizio. Quando cominciai a fare il sindaco di paese (correva l’anno 1999, ndr), percepivo 400mila lire al mese. E consideri che da anni ho accantonato la professione da avvocato per non essere vulnerabile su altri fronti”.  roby wan

La candidatura della Mori è di quelle, come si diceva un tempo, realmente “popolari”. D’altronde non è un mistero che lei in mezzo alla gente si senta meglio che nelle anticamere delle stanze dei bottoni. Una gioiosa macchina da consensi al mercato dove affronta gli elettori a viso aperto. Quando cominciò a fare politica, i bookmaker non le avrebbe dato due lire, oggi invece è un candidato da battere. Anche perché ha lavorato sodo sul tema delle pari opportunità e il 12 novembre raccoglierà i frutti legislativi del suo lavoro quando a Palazzo Chigi presenterà (prima firmataria) la legge sulla parità contro le discriminazioni di genere, 45 articoli che cercheranno di riequilibrare la bilancia, sul lavoro ma non solo, che oggi pende a favore del sesso maschile. Quella legge arriva direttamente da una commissione regionale, la prima in Italia, con potere legislativo: per questo ci tiene particolarmente.

Tornando al governo Renzi e alla conduzione interna del Pd, senza sbilanciarsi troppo (che siamo pur sempre sotto elezioni), la Mori ha un programma preciso se tornerà tra gli scranni regionali. Riscrivere il patto sociale con sindacati e categorie dopo gli aut aut del Rottamatore. “E’ questa la linea che ci ha sempre caratterizzati – conclude – e che per decenni ha fatto del cosiddetto modello Emilia uno dei più partecipati e condivisi”. Vada per la Leopolda dunque, casomai però in mezzo alla strada.

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