Cup: istruzioni per il non-uso

Altra storia ordinaria registrata da Stamp: un infortunio, la corsa al pronto soccorso. E tutto il resto.

Firenze – Ammettiamo, sfortunatamente, di incorrere in un infortunio. La cosa può capitare a chiunque, e sicuramente non è cosa piacevole. Ma quel che è più spiacevole ancora è – duole dirlo – quello che, ad oggi, accade dopo in Toscana.

L’incidente. Stiamo passeggiando per strada quando… ahi! Un movimento sbagliato e… zac! Una semplice storta ed il ginocchio cede. Un infortunio banale, ma molto doloroso. Torniamo a casa zoppicando, nella speranza che non sia nulla di che. Ma la notte il ginocchio gonfia fino all’inverosimile. I pantaloni al mattino non entrano e, con una tuta rispolverata in gran fretta dall’armadio, ci decidiamo a metterci in auto e guidare fino in ospedale.

Pronto Soccorso. Si ha un bel dire che il ginocchio è gonfio, e che fa molto male. Si viene messi su di una sedia a rotelle, mentre ambulanze su ambulanze inondano i locali dell’ospedale di malcapitati incidentati. Dopo 3 ore in sala di attesa si viene introdotti all’interno delle sale da visita. Qui un ortopedico corre da una stanza all’altra controllando in fretta i pazienti. Il medico ordina i raggi. Altra ora di attesa, quindi le lastre. Altra ora di attesa, quindi l’esito delle lastre. Sono passate 5 ore. Dal lettino, sul quale un pietoso infermiere ci ha sistemato, si viene nuovamente spostati sulla sedia a rotelle. Nuova visita da un nuovo ortopedico. Distorsione al ginocchio, è la sentenza. Ghiaccio e antinfiammatori, è la cura indicata. Prognosi: 7 giorni. Prima di uscire ci viene consegnato un foglio: serve per il pagamento della prestazione ospedaliera. Codice azzurro: 60 euro da versare per l’esame radiografico.

La visita specialistica. Nonostante il riposo e le cure, dopo una settimana il dolore ed il gonfiore non passano. Scatta la seconda fase: rivolgersi a uno specialista. Visita ortopedica da privato. Di attendere oltre, non se ne parla. Costo 150 euro. Probabilmente il problema al ginocchio è serio, dice lo specialista. Sarà utile valutare dopo una risonanza magnetica. Arrivederci alla prossima puntata, ed ai prossimi 150 euro.

La trafila dal medico di famiglia. Per una risonanza magnetica, ovviamente, ci servirà un’impegnativa del medico di base. Andiamo, zompettando con le stampelle, al suo studio. Il dottore, ci dice l’addetta al ricevimento, non fa altre ricette per oggi: è pieno. L’indomani, onde evitarsi un’ulteriore fatica, inviamo dal dottore uno dei nostri genitori. Torna con la ricetta in mano, ma con quanta fatica… “C’era la sostituta, e non mi voleva fare la ricetta. Voleva per forza il referto dell’ospedale, altrimenti…”.

La disavventura del Cup telefonico. Ricetta alla mano, ci attacchiamo al telefono. Primo giorno, nessuna risposta. Per una settimana cerchiamo di parlare con un operatore del Call Center del Cup Metropolitano di Firenze, ma senza alcun esito. Ammettiamo di chiamare almeno 3 volte al giorno (ma sono poche, si badi) per 7 giorni. Il costo della chiamata è di 8 centesimi di euro al minuto, e stiamo chiamando da un telefono fisso. Contanto 3 chiamate al giorno per 7 giorno, abbiamo speso inutilmente 2,40 euro. E considerate che, da telefono cellulare, la spesa della chiamata varia a seconda dei costi dell’operatore telefonico.

La (inutile) esperienza del Cup on-line. Disperati per l’impossibilità di poter prenotare la visita mediante il Cup telefonico, decidiamo di rivolgerci al Cup in rete. Gli emoticon del sito dell’Asf (Azienda Sanitaria di Firenze) indicano sempre faccine rosse per la prenotazione telefonica e sempre faccine verdi per la prenotazione on-line… Tanto vale tentare, ci diciamo. Per accedere al servizio di prenotazione via web, però, servono delle credenziali di accesso. Scarichiamo, così, il modulo di richiesta user e password. Lo stampiamo. Lo compiliamo. Lo scansioniamo in formato pdf. Lo inviamo via mail. Dopo tre giorni riceviamo le credenziali di accesso. Meglio tardi che mai, pensiamo. E ci accingiamo a prenotare la visita on-line. Se non che, la beffa arriva dopo pochi attimi. Inseriamo i codici della ricetta, poi ci viene chiesto di individuare la prestazione fra quelle prenotabili dal sito. Ma, con nostra sorpresa, non troviamo fra di esse una risonanza magnetica. “Eventuali prestazioni non prenotabili CupWeb possono essere richieste al Call Center del Cup Metropolitano di Firenze ai seguenti recapiti (da lunedì a venerdì ore 7.45 – 18.30; il sabato ore 7.45 – 12.30): 840.003.003 da telefono fisso (addebito per chi chiama 8 centesimi di Euro circa, IVA inclusa) 199.175.955 dal cellulare (addebito dell’intera chiamata/tariffe cellulare chiamante)”, recita un avviso. Siamo nuovamente da capo…

Tirando le somme. Dal momento del nostro infortunio sono trascorsi 1 giorno per la visita al Pronto Soccorso, 7 giorni per la terapia consigliataci, 1 giorno per ottenere la ricetta, 7 giorni per tentare di prenotare la visita al Cup telefonico, 3 giorni per ottenere le credenziali per l’accesso al Cup on-line. In totale 19 giorni. Scriviamo nuovamente all’assistenza dell’Asf. Altri 3 giorni e nessuna risposta. Siamo a 22 giorni, ed il nostro ginocchio inizia a far meno male ma senza sgonfiarsi. Decidiamo, allora, di rivolgerci ad un privato. Fortunatamente troviamo in una struttura ospedaliera ex-convenzionata, una risonanza a 150 euro. La prestazione ci viene erogata 2 giorni dopo. Dopo una settimana l’esito: rottura del legamento crociato e del menisco. Nuova visita dallo stesso specialista: altri 150 euro. Siamo, in totale, a 450 euro, più 2,40 euro buttati al vento per i tentativi di prenotazione al Cup telefonico, più 60 euro per l’rx al Pronto Soccorso. Totale 512,40 euro. La sentenza dell’ortopedico: si dovrà intervenire chirurgicamente. “Ma i tempi per l’intervento con il pubblico non saranno brevi… in alternativa – ci consiglia – ci sarebbe l’operazione per via privata: 8.000 euro circa e la facciamo fra un mese. O, altrimenti, l’intramoenia: metà lo paghi tu, metà la sanità pubblica…”. Insomma: quanto brutto può diventare oggi, in questa nostra terra toscana, un semplice, banale, purtroppo non così inconsueto, infortunio al ginocchio.

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