Parigi – A giugno chiuderà definitivamente le porte la libreria Boulinier, mitico ritrovo dell’attività culturale e studentesca del Quartiere Latino. La chiusura non è dettata da penuria di clienti, ma dal mancato rinnovo del contratto di affitto dei suoi locali di Bld Saint-Michel ora destinati ad ospitare un negozio di abbigliamento.
Un’attività ritenuta più lucrosa che via via sta sostituendosi a cinema e librerie, uno dei simboli della capitale francese. Questo “declassamento” delle attività culturali, già in atto da qualche tempo, non è che uno dei tanti problemi che deve affrontare il mondo dell’editoria e delle librerie, quest’ultime già messa a dura prova dal gigante Amazon e in questi ultimi mesi dal coronavirus che ha imposto la loro chiusura fino ad oggi. Provocando un’ecatombe di vendite ridotte a meno di un terzo dello stesso periodo dell’anno prima.
Il mondo dell’editoria ha cercato di approfittare di questo periodo di quarantena che ha portato a una dolorosa battuta d’arresto per cercare, come scrive Le Monde, “nuove linee di orizzonte”, dal momento che le prospettive sembrano assai nere, con perdite di fatturato che si attesteranno tra il 20 e il 30%.
“Bisogna attendersi a fallimenti e ondate di licenziamenti, solo le case editrici con fondi propri solidi potranno cavarsela”, ha pronosticato su Livres Hebdo Vincent Montagne, presidente del Sindacato nazionale dell’edizione. Difficoltà che probabilmente sfoceranno anche in una maggiore concentrazione del settore, una tendenza già confermata durante la quarantena con l’acquisto di Vivendi, casa madre di Editis, del 13,3% del gruppo Lagardère di cui Hachette Livres è una filiale.
La riapertura delle librerie sicuramente poi non arresterà il successo delle edizioni digitali, che in questo periodo di lockdown hanno invaso anche settori di nicchia finora occupati dalla carta stampata. “Anche se la carta resta indispensabile, gli editori hanno imparato a giocare su tutte le scacchiere, audio, e-books, libri scolastici, racconti”, ha dichiarato al giornale parigino la direttrice generale di Editis Michèle Benbunan alla luce di uno studio sull’impatto del Covidis 19 sull’editoria.
Della svolta del digitale imposta dal confinamento rimarranno comunque alcune pratiche che hanno incontrato molto successo, come la promozione on line dei libri, incontri con gli autori, atelier di scrittura. Secondo gli esperti rimarrà anche su larga scala il ricorso al telelavoro. Le case editrici potrebbero nel frattempo anche esplorare nuove vie di accompagnamento agli autori, come Editis che si prefigge di aiutare i suoi autori a migliorare redditi e visibilità favorendo, grazie alla creazione di una piattaforma, gli scambi con gli sceneggiatori e produttori di cinema e tv.
Intanto le case editrici d’oltralpe hanno deciso di limitare il numero delle pubblicazioni anche sull’onda della richiesta delle librerie che, a causa di due mesi di invenduto, non hanno spazio per un’ondata di nuovi titoli. In cambio gli editori hanno ottenuto dai librai una ridotta rotazione dei libri, che rischiano di avere una vita in libreria molto breve.
Mentre attende dallo stato un piano di rilancio di 8-10 miliardi di euro, il settore sta spingendo anche per il ritorno a una tariffa promozionale per l’invio di libri anche per essere competitivi di fronte ad Amazon, lo spauracchio dell’editoria che, teme, potrebbe profittare della crisi per imporre una concorrenza ancora più frontale.