Siamo piccoli e non cresceremo. Apparentemente inascoltati ma realmente letti e avidamente assai da chi di dovere. 7per24 è un po’ così: pochi (per usare un eufemismo) padrini politici, ancor meno sponsor economici. Eppure le sue brave battaglie culturali, orientate dall’unico credo che indirizza la qui presente testata, quello liberale e socialdemocratico, razionale e pluralistico, le porta a termine con sprezzo del pericolo, sovente rischio di isolamento ed una certa cocciutaggine radicata nella forza delle proprie convinzioni, maturate e coltivate con cura libresca ed esperienziale nel corso degli anni.
Una di queste è certamente l’ottenimento della cacciata dal palco del Valli, e per estensione operistica collaborativa, anche dai palchi dei teatri di Modena, Piacenza e Rimini, del cosiddetto baritono della Lubianka, al secolo Vasily Ladyuk, ritenuto il cantante più amato dai servizi segreti russi ed assai vicino a quel Putin considerato un criminale internazionale da tutti i Paese democratici.
L’aedo del regime dell’uomo del Cremlino, su cui spiccano mandati di cattura della Corte de l’Aja anche per deportazione di bambini ucraini, avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Rodrigo nel verdiano Don Carlo, opera inaugurale della prossima stagione lirica del Valli, in novembre e che sarà messo in scena (in virtù di una collaborazione) anche nei vicini teatri di Piacenza, Rimini e Modena. Ma la presenza del cantante russo, espulso dal nostro cartellone non in quanto russo ovviamente ma in quanto filo-putiniano, non era sfuggita all’occhio vigile ed alla penna sensibile dei 7per24ttrini.
Che hanno iniziato a martellare con scritti e controscritti, elzeviri e letteronzole “c’è posta per te” tanto la pazienza dei lettori quanto gli zebedei dei vertici teatrali. I quali vertici, come vuole la corretta tempistica del caso, appresa la notizia del background culturale diciamo così, di un loro cantante assoldato per interpretare il più risorgimentale tra gli autori europei, e verificato con accurata operazione di intelligence e traduzioni, che di “risorgimentale” il Ladyuk aveva ben poco (ed anzi era araldo di contenuti poco declinabili coi nostri dettami costituzionali), gli hanno dato il benservito. Mettendo al suo posto Ernesto Petti.
Dopo tante sollecitazioni a mezzo stampa, con intendimenti squisitamente democratici e culturali, ci sentiamo dunque di omaggiare a nostra volta, con un applauso preventivo, a sipario chiuso la dirigenza teatrale a partire dal direttore Paolo Cantù. E’ una battaglia vinta da 7per24, peraltro a Reggio combattuta in splendida solitudine.