Crisi: serve un fondo intercooperativo

matteo-renzi-e-tiziano-renzi-712899Abbiamo seguito con grande apprensione in questi mesi l’evoluzione della crisi Unieco, fino alla notizia dell’attivazione della liquidazione coatta amministrativa per la cooperativa di costruzioni reggiana. Con Unieco finisce una storia nobile dell’economia reggiana e cade un pezzo di prim’ordine del sistema cooperativo emiliano, che ha dato tantissimo alla comunità reggiana in termini di lavoro, ricchezza e solidarietà. Il crollo delle cooperative di costruzioni segna un doloroso passaggio epocale per la nostra economia, comparabile per portata ed impatto solo alla disgregazione delle Officine Reggiane nel primo dopoguerra. Pur consapevoli da tempo della estrema gravità dello stato patrimoniale ed economico, abbiamo sostenuto fino alla fine gli sforzi per salvare la cooperativa. La dirigenza e le maestranze hanno operato al meglio di quanto era possibile fare ma purtroppo la situazione era troppo grave e compromessa. Non possiamo esimerci delle valutazioni su come si è arrivati a questo punto. Il sistema cooperativo delle costruzioni ha capito troppo tardi che era finito il modello di generazione del valore fondato sulla trasformazione della destinazione d’uso fondiaria più che sull’efficiente generazione di un margine industriale nelle commesse e che questa crisi non era congiunturale. Queste sono le cause principali dei crolli ai quali stiamo assistendo e le responsabilità sono da rintracciare nell’evidente inadeguatezza delle scelte, o meglio nelle non scelte, di carattere imprenditoriale. Aggravata dal fatto che programmazione urbanistica espansiva dei grandi piani regolatori degli anni ’90, a Reggio Emilia come altrove, ha alimentato e non moderato la dinamica speculativa che stava dietro l’edilizia commerciale, direzionale e residenziale. Dal 2008 il comparto nazionale delle costruzioni è entrato in una profondissima crisi, dalla quale non si è ancora ripreso. Una crisi che non ha eguali in altri settori: il volume d’affari si è ridotto ad 1/3 dei valori precrisi e le nuove costruzioni – in particolare quelle residenziali – sono ferme.  In questo contesto difficilissimo grandi aziende con modelli economici che non generano valore con i processi industriali, enormemente esposte sotto il profilo finanziario, certamente sovradimensionate e troppo sbilanciate sul mercato nazionale, sono crollate una dopo l’altra. Questa deve essere l’occasione per ripensare veramente il modello cooperativo, per rilanciarlo e dargli nuovo respiro, affrontando i limiti di governance, il tema della reale partecipazione alle scelte e del ruolo dei soci-lavoratori: aziende di costruzioni private di dimensioni analoghe hanno dimostrato capacità di adattamento e reazione alla crisi molto migliori e oggi sono ancora sul mercato. Ora chiediamo però che ci si occupi di chi da questo crollo sta pagando il conto più salato: i lavoratori e le loro famiglie. Che non devono essere lasciati indietro, devono essere sostenuti dalle istituzioni con il massimo impegno per creare le condizioni di riqualificazione professionale e del ritorno al lavoro. Lega Coop raduna in Emilia importanti imprese, con numerosi soci, bilanci positivi ed in crescita. Se sul fronte del risparmio non possono arrivare risposte perché le risorse disponibili sono già state impiegate, chiediamo al sistema cooperativo che si assuma, come già fatto in passato e coerentemente con le finalità sociali e mutualistiche, la più ampia responsabilità nell’offrire occupazione ai lavoratori coinvolti dalle crisi di Unieco, CoopSette, Cmr, Orion e Open.Co. Sul tema del risparmio dei lavoratori, che non può essere equiparato a mero capitale di rischio, occorre intraprendere con coraggio la strada della costituzione di un fondo nazionale intercooperativo, che aiuti ad offrire maggiori garanzie su tutto il risparmio affidato al sistema cooperativo e ripristini un mutualismo un po’ smarrito in questi anni. Lo Stato, la Regione e tutti gli enti locali sono in prima linea a fianco ai lavoratori mettendo in campo tutti gli strumenti disponibili. Siamo con loro e come Partito Democratico aderiremo alle loro iniziative. A noi spetta il compito della ricostruzione, difficile e dura, facendo tesoro degli errori commessi, per aiutare l’economia reggiana a riprendersi e sapersi reinventare come già fatto altre volte in passato.

 
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