La nuova ondata di “dietro le quinte” nel rapporto presuntamente logoro tra il premier Renzi e il sottosegretario Graziano Delrio è arrivata sui giornali all’indomani delle dimissioni di Vasco Errani dalla poltrona di presidente regionale. Le voci sulla papabilità di Delrio alla carica di Governatore dell’Emilia Romagna sarebbero state fatte circolare dagli stessi renziani che vorrebbero la dipartita da Roma dell’ex sindaco di Reggio.
Un messaggio per fargli capire che se tornasse più o meno a casa non si straccerebbero le vesti più di tanto; in particolare sarebbero i renziani legati al terzo incomodo, pure lui renziano purissimo, Luca Lotti, molto giovane e senza affiliazioni politiche precedenti alla Delrio, a “tramare” contro il nostro. Una battaglia politica da ascriversi alla resa dei conti tra giovani renziani in carriera e renziani ex democristiani. Detto dei renziani, bisogna però dire anche di Renzi: il rapporto con Delrio non è più infatti idilliaco come prima ma nemmeno del tutto sfilacciato come qualcuno vorrebbe far credere.
Prova ne è la recente colazione di lavoro che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha avuto in casa De Benedetti che prima incontrava direttamente il Rottamatore. Certo c’è stata qualche incomprensione, vedi la gaffe mediatica sulla tassa sui Bot, poi qualche sconfinamento di Delrio nel campo della finanza europea, di cui gli stretti titolari restano il ministro Padoan e Renzi stesso ma insomma la coppia non è ancora scoppiata.
Il feeling, attenuato, resiste nonostante le differenze caratteriali, Renzi accelera e Delrio frena e l’assalto che il premier ha dato alla burocrazia di Palazzo Chigi dove Delrio ha piazzato l’ex direttore generale del comune di Reggio Mauro Bonaretti e dove invece il Rottamatore vorrebbe piazzare uno dei suoi fedelissimi toscani, l’ex Dc Raffaele Tiscar. Insomma parrebbe la classica crisi del settimo anno; dopo la quale il duo o uscirà rafforzato o sarà rottura vera e propria