Firenze – Ultime, forsennate ore di una situazione politica che ha colto molti di sorpresa. Cade il governo Draghi, i partiti si accusano a vicenda. Il premier si prende il grande applauso dell’aula, ma la sua comunicazione è fredda e scarna: si reca dal presidente Mattarella a rassegnare le dimissioni. Il presidente Fico sospende i lavori. Comincia la ridda di accuse reciproche, disvelamento di tradimenti veri o presunti, insomma, il grande gioco di chi è stato, di chi è la colpa: è più colpevole Conte per aver dato fuoco alla miccia, o Salvini e Berlusconi che sono saltati dentro alla breccia determinata dai guastatori pentastellati? Intanto, filtra una data per la prossima chiamata al voto: 25 settembre. In pratica, dopodomani.
Nel caos generale, Stamp ha cercato l’analisi di Valdo Spini, ex deputato e ministro, presidente della Fondazione Circolo Rosselli, punto di riferimento per l’area del socialismo riformista.
Presidente Spini, cosa si può pensare di una crisi che sembra aver colto di sorpresa la maggioranza degli italiani?
“Si chiude una legislatura nata male e finita peggio. La crisi del governo guidato da Mario Draghi ha messo in evidenza l’incapacità delle forze politiche di controllare lo stesso svolgersi degli avvenimenti di queste ultime ore e di offrire anche a livello europeo e internazionale un quadro ordinato e composto della democrazia italiana. Questo in particolare va a carico a chi, in vario modo e in vari momenti, ha negato la fiducia al governo”.
Sembra che in queste ore lo sport preferito della politica italiana sia addossare la colpa a qualcuno, mettendo in chiaro che le responsabilità non sono mai proprie. Lei che ne pensa?
“Siamo di fronte ad un sistema politico-istituzionale profondamente malato che cerca nelle prossime elezioni politiche una soluzione ai suoi problemi, peraltro in presenza di una legge elettorale per molti aspetti insoddisfacente, specie dal punto di vista del potere riservato agli elettori. In questo momento tutte le forze politiche sono chiamate a un grande senso di responsabilità e alla riaffermazione del loro attaccamento alla Costituzione della Repubblica, dei suoi principi e dei sui valori”.
Sondaggi e proiezioni danno quasi certa la vittoria, alle prossime elezioni, del centrodestra guidato da Giorgia Meloni, che tuttavia non cancella i malumori all’interno della coalizione di destra che appaiono evidenti, con l’uscita da Forza Italia di due protagonisti storici come Gelmini e Brunetta. Qual è lo stato di salute del centrosinistra?
“Per quanto riguarda lo stato dei rapporti all’interno dell’area di centro-sinistra, caratterizzato in questo momento dalla discussione sulle caratteristiche e sulle dimensioni del sistema di alleanze con cui affrontare le elezioni, è necessaria un’iniziativa che sappia comporre innovazione con inclusione e coesione. Allora, perché non convocare una “convenzione dei democratici e dei socialisti”? Una “Convenzione dei democratici e dei socialisti” sull’esempio europeo, con lo scopo dichiarato di chiudere il periodo di scissioni e divaricazioni che hanno percorso in questi anni l’area in senso lato delle precedenti formazioni politiche della Margherita e dei DS, aperta potenzialmente a tutti quelli che si riconoscono dei principi di Giustizia e di Libertà?”.
Pare di capire che si sia a un momento di svolta, in cui alle forze politiche, ma soprattutto al centrosinistra che si presenta con pronostici sfavorevoli al voto, sia chiesto da un lato una sorta di redde rationem, dall’altro uno scatto per tutelare le istituzioni democratiche e il Paese…..
“È infatti il momento di porre fine ai tira e molla tra le dirigenze delle attuali formazioni politiche. L’esigenza, oggi, è quella di mobilitare l’opinione pubblica in modo da superare gli attuali steccati numerici che siano quelli dei recenti risultati elettorali o quelli indicati dai sondaggi”.