Prato – La situazione all’interno del partito democratico alla vigilia dell’Assemblea Nazionale prevista dal 13 al 14 marzo si sta facendo sempre più complicata. E soprattutto le improvvise dimissioni del Segretario Zingaretti che, secondo una fonte giornalistica ben informata, egli avrebbe rivelato esclusivamente all’ex Premier Conte e non ai suoi fedelissimi, la dicono lunga sulle tensioni nel Pd.
Un partito dall’invidiabile tradizione storica in cui, ad oggi, convivono tante anime o meglio correnti che, se da un lato sono il sintomo di un pluralismo di idee e del confronto tuttavia, nel caso di percorsi politici da seguire, possono trasformarsi in veri e propri veti che ostacolano le scelte della Direzione e di chi ne è a capo, se inascoltate.
In Toscana ad esempio non è un mistero che accanto al mondo zingarettiano, “convivano un’area riformista e di peso che fa capo a Luca Lotti; il partito dei Sindaci con Nardella,(renziano di ferro); gli ex democratici di sinistra; gli ex socialisti insieme ai simpatizzanti di sinistra che si riconoscono in Giani l’attuale presidente della Regione Toscana”.
Che poi il partito sia in confusione e che la linea dell’ex Segretario Zingaretti con una serie di accordi con il movimento 5Stelle e Leu, avessero scatenato più di un mal di pancia, lo si è avvertito chiaramente quando Valerio Fabiani (zingarettiano) vicesegretario del partito democratico della Toscana, dichiarò a febbraio senza averlo concordato prima coi vertici della Segreteria, che Conte poteva essere candidato a Siena. Un’affermazione che, stando ai bene informati, “avrebbe messo in grosse difficoltà Simona Bonafè (segretaria toscana del Pd) per due motivi riconducibili al fatto, che la federazione senese è innanzitutto contraria a un papa straniero e che la figura di Conte attualmente drena consensi e voti togliendoli al partito democratico”.