Crisi, in Emilia-Romagna le famiglie povere sono 95mila

Dalla Regione 75 milioni in tre anni per fronteggiare il dramma economico delle famiglie: sarà un reddito di solidarietà.

La giunta regionale in trincea contro la crisi. Nel bilancio 2016 è stato inserito un fondo di 75 milioni di euro per finanziare un reddito di solidarietà a favore di 30-35 mila residenti in condizioni di indigenza. E questo benché in Emilia-Romagna la povertà sia al di sotto della media nazionale. Le statistiche dicono infatti che nel 2014 il tasso di povertà relativa (famiglie con una spesa mensile inferiore alla media della regione) in Emilia-Romagna è stato pari al 4,2%, contro una media nazionale del 10,3%. La spesa media per consumi delle famiglie sui cui l’Istat basa le stime ufficiali della povertà è di 2.490 euro in Italia, in Emilia-Romagna di 2.880.

Le famiglie emiliano romagnole povere sarebbero circa 95 mila. Nel 2012 il tasso era pari al 5,1% contro il 13% circa in Italia. Il dato è sostanzialmente stabile dal 2006, anche se gli anni della crisi hanno visto scendere del 14% circa la spesa media mensile per consumi di tutte le famiglie, in Italia e in regione. In Italia la povertà assoluta riguarda invece 1,4 milioni di famiglie, pari al 5,7%. A questi occorre aggiungere i senza fissa dimora che non arrivano nemmeno alla soglia di povertà assoluta e si calcola siano a Bologna circa 700, ovvero lo 0,2% della popolazione, un livello simile a quello delle altre grandi città. Anche in Emilia-Romagna crisi aziendali, disoccupazione, costo della vita ed altri indicatori tipici di queste rilevazioni, fanno precipitare in basso classi sociali un tempo tutelate.

Adesso la Regione corre ai ripari. Istituirà da quest’anno un reddito di solidarietà per i più bisognosi e nel bilancio 2016 ha azzerato l’Irap per tutte le organizzazioni del privato sociale. Il reddito di solidarietà, ha annunciato il presidente Stefano Bonaccini, «diventerà un intervento strutturale per tutta la legislatura». L’assegno sarà di qualche centinaio di euro al mese per un totale stanziato, fra risorse regionali e statali, di 75 milioni in tre anni.
La vice presidente della Regione con delega al Welfare, Elisabetta Gualmini, descrive il reddito di solidarietà come provvedimento rivolto a chi è in condizioni di povertà assoluta, «temporaneo e fortemente collegato a un patto tra diritti e doveri. L’Emilia-Romagna presenta dati confortanti se confrontati al tasso nazionale, ma non possiamo e non intendiamo restare indifferenti di fronte agli oltre 65mila nuclei familiari che vivono in condizioni di estrema difficoltà. Sono giovani, madri e padri sotto i 35 anni con bambini a carico, anziani a reddito bassissimo, famiglie numerose con tre e più figli». La commissione Politiche sociali ha approvato intanto una risoluzione con la quale si estende la concessione della residenza anche ai senzatetto, consentendo loro di accedere a una serie di servizi sociali indispensabili.

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