Da una parte la Bce che ha deciso di chiudere non solo i rubinetti alle banche greche, ma pure gli sportelli di credito ellenici, dall’altra la ferma volontà delle istituzioni comunitarie di evitare che il collasso bancario greco possa “contagiare” cittadini ed economie di Eurolandia. Nel mezzo i correntisti greci, per i quali è scattato l’allarme rosso.
Secondo quanto riporta il Financial Times, infatti, le banche greche stanno preparando piani di emergenza che prevedono un possibile “bail-in” (salvataggio dall’interno ndr) da parte dei correntisti. In altre parole i piani delle banche elleniche prevederebbero un “scippo” di almeno il 30% dei depositi bancari superiori agli 8 mila euro. Un piano che prende ad esempio quanto accaduto a Cipro nel 2013, quando, per puntellare i bilanci degli istituti di credito, vennero sequestrati i fondi dei clienti che avevano in essere depositi non assicurati superiori ai 100mila euro.
Ovviamente la matrice del piano “segreto” delle banche non sarebbe solamente greco, quanto concordata coi creditori dell’Acropoli: Banca centrale europea, Commissione europea, Fondo monetario internazionale. Del resto i depositi greci, garantiti sino a 100mila euro (come in Italia), in linea con le direttive bancarie comunitarie, possono contare su un plafond di assicurazione sui depositi che ammonta appena a 3 miliardi di euro, cifra assolutamente insufficiente in caso di tracollo bancario.
Lo scippo sui depositi superiori agli 8 mila euro, e questa è la cosa più grave e drammatica, si renderebbe necessario anche alla luce del fatto che, dopo 6 mesi ininterrotti di fuga di capitali, oggi in Grecia sono ben pochi i conti correnti con più di 100mila euro. Come dire che a ricapitalizzare gli istituti ellenici, ora dovranno essere i più deboli.