Crisi granataReggiana: Mangone esonerato. Colpevole o scaricabarile?

I numeri di un girone d’andata disastroso: sedici punti in 17 gare, nove sconfitte e 24 gol subiti, solo cinque vittorie di cui tre tra le mura di casa
Amedeo Mangone

Gianluca Ferrari

Alla fine il presidente Alessandro Barilli ha sciolto la riserva e ha esonerato il tecnico Amedeo Mangone. In serata, al termine di un summit con il direttore generale Tito Corsi e Totò De Falco è arrivata la decisione che era nell’aria già da qualche giorno. La sconfitta contro il Lumezzane è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

A.C. Reggiana 1919 S.p.A. – si legge nel comunicato della società – comunica che il signor Amedeo Mangone è stato sollevato dall’incarico di allenatore della prima squadra. La decisione è stata presa con l’obiettivo di invertire la rotta rispetto ad una prima parte della stagione caratterizzata da risultati non soddisfacenti.
La società ringrazia Amedeo Mangone per la professionalità dimostrata nel corso del suo rapporto di collaborazione con A.C. Reggiana 1919 S.p.A. e gli augura in bocca al lupo per il proseguimento della sua carriera”.

Sedici punti in 17 gare, nove sconfitte e 24 gol subiti, solo cinque vittorie di cui tre tra le mura di casa. Questi sono alcuni numeri del disastroso girone d’andata targato AC Reggiana. A questo punto la domanda sorge quindi spontanea: le colpe sono solo dell’allenatore? Con De Falco chiamatosi fuori (“Ho anticipato il mio incarico di sei mesi, il mio lavoro inizia a luglio”) .

Proviamo quindi a capire le ragioni dell’ esonero del tecnico lombardo: la squadra da inizio stagione non ha ancora assunto una propria identità ed è sprovvista di un gioco che la possa definire tale.

Mangone non ha adottato un modulo preferito ma ha sempre cambiato la disposizione  tattica in base all’avversario che gli si presentava davanti; la scelta, finora, non ha però dato i suoi frutti e al mister sono state imputate le colpe di non saper dare una lettura appropriata alla partita e di prendere, con colpevole ritardo, le decisioni giuste nei momenti difficili della gara. Le critiche sono relative non solo a questa prima parte di campionato, ma comprendono anche la passata stagione: Mangone, dall’avvento sulla panchina granata, ha perso quasi la metà delle partite giocate incassando molte più reti di quelle messe a segno. L’anno scorso ha condotto la Reggiana all’ottavo posto in classifica, appena fuori cioè dall’obiettivo minimo di stagione, i playoff, mentre quest’anno le cose vanno molto peggio, con il tredicesimo posto in classifica a sole tre lunghezze dal terribile scoglio dei playout.

A parziale discolpa del tecnico, vanno però i numerosi infortuni che hanno decimato di volta in volta la rosa granata, impedendo al mister di avere sempre a disposizione tutti i giocatori. Va detto anche che l’attuale rosa non è certo di primo ordine: l’unico uomo ad essere in grado di fare la differenza è come sempre Beppe Alessi che, a 34 anni suonati, continua ad essere il punto di riferimento della squadra reggiana. In questa stagione, i suoi gol e le sue giocate hanno portato nove dei sedici punti ottenuti dai granata giocando ormai da tempo in un ruolo diverso da quello a lui congeniale, mostrando comunque disponibilità e spirito di sacrificio nei momenti di emergenza accorsi alla squadra. Le sorprese sono state poche, soprattutto rispetto a quello che ci si aspettava dalla cosiddetta “linea verde” (Sperotto e Bovi i migliori) mentre molte sono state le delusioni: Rossi, Gurma, Viapiana e Matteini sono solo alcuni dei giocatori che hanno reso ampiamente al di sotto delle loro possibilità.

La società, oltre ad assumersi le responsabilità del cambio della guida tecnica, dovrà inevitabilmente operare sul mercato, in particolare nel reparto avanzato. Servono un bomber vero e un regista in grado di sostituire Alessi nell’eventualità che il trequartista granata continui a giostrare nel ruolo di interno di centrocampo, mentre in mezzo al campo servirebbe un interditore “alla Pirlo” capace di costruire gioco partendo da dietro. Insomma, anche se sulla panchina granata arrivasse un Ancelotti o un Capello, difficilmente farebbe faville. A buon intenditor, poche parole. Buon Natale a tutti.

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