Firenze – Destrutturata, alternativa, “nuova”, sia come sia, in Italia alla crisi che impazza corrisponde un “presente!” della famiglia. Come nella tradizione del nostro Paese, è infatti la struttura famigliare a stringere le fila davanti alle difficoltà del lavoro, dei rapporti relazionali, alle carenze del welfare. E così la famiglia diventa punto di consulenza psicologica, aiuto in denaro e dispensatrice di servizi sociali.
A sottolineare questo aspetto della vita nazionale è l’indagine messa a punto da Coldiretti-Ixè, che rivela che, per effetto della crisi economica e della mancanza di lavoro, quasi 4 italiani su dieci (37 per cento) hanno chiesto aiuto economico ai genitori, che anche quando non coabitano restano un solido punto di riferimento per i figli. Nell’indagine si fa riferimento ai datiEurostat del 2013, che mettono in luce un primo elemento, vale a dire, come altre volte anche con intenti sarcastici (il famoso “bamboccioni”) era stato rilevato, il fatto che in Italia due giovani su tre (65,8 per cento) vivono in famiglia, nella fascia d’età tra i 18 e 34 anni.
E se invece non si trattasse di debolezza, ma di un punto di forza? Intanto, torna a farsi aventi il momento comune del pasto. Almeno un pasto in comune, nelle famiglie italiane, per condividere e contenere e le spese, ma anche come momento di relazione e confronto, convivialità che non sia solo la pur presente necessità di risparmiare. E così, sono circa 2,5 milioni le famiglie italiane che fanno insieme tutti e tre i pasti per tutti e sette i giorni della settimana; ne deriva, come sottolinea la nota di Coldiretti, che “il 14,3% delle famiglie italiane ha quindi nella tavola, dalla colazione al pranzo alla cena, un quotidiano momento unificante di copresenza di tutti i suoi membri”; tant’è vero che si parla del “momento più importante di relazionalità familiare”.
Un vero e proprio momento rituale cui non rinunciano 10,6 milioni di famiglie italiane che, come riporta l’associazione degli agricoltori, ogni giorno della settimana fanno almeno un pasto insieme a colazione, a pranzo o a cena. Di fatto dunque, il 60,8% delle famiglie (con ovvia esclusione quelle unipersonali) riesce ad avere un momento quotidiano di copresenza intorno al desco familiare.
A rinforzare questo aspetto di famiglia vera e propria “società naturale”, i dati sulla lontananza degli insediamenti: le famiglie italiane, anche quando non coabitano, tendono a vivere a distanza ravvicinata dalle rispettive abitazioni, con il 42,3 per cento degli italiani che abita ad una distanza non superiore a 30 minuti a piedi dalla mamma, sempre secondo i dati Coldiretti/Censis. Una vicinazna che non riguarda solo i più giovani, diciamo fra i 18 e i 29 anni, il 26,4 % dei quali abita a meno di 30 minuti, ma anche le persone più grandi con età compresa tra i 30 e i 45 anni (il 42,5 per cento a meno di 30 minuti), e anche gli adulti con età compresa tra i 45 e i 64 anni (il 58,5 per cento abita a meno di 30 minuti).
In sintesi, la spiegazione di Coldiretti è: la crisi, con lo stravolgimento socioeconomico in atto, ha rimesso in azione la rete di protezione famigliare che nel nostro territorio e nella nostra cultura è ben altro da semplice supporto economico. Dunque, a fronte di una famiglia chiamata a svolgere funzioni di sostegno e tutela di fronte a servizi sempre più deboli o inesistenti, a mancanza di lavoro, relazioni sempre più complicate, si verifica ciò che Coldiretti chiama: “il ricompattamento territoriale” dei vari componenti. Una risposta, conclude l’associazione, ai crescenti bisogni di tutela che “non è certo estranea alla tenuta sociale dei territori nella crisi”.