La prossima settimana,si deciderà probabilmente una volta per tutte (sebbene abbiamo già sentito questo ritornello piu e piu volte ormai) come affrontare la crisi dell’Eurozona.
Ormai da quasi due anni infatti i vertici di Bruxelles non riescono a trovare una soluzione a quella che ormai può essere definita come la crisi europea , iniziata con la Grecia, proseguita con Irlanda e Portogallo, rafforzata con Spagna ed Italia e giunta ormai ad un punto critico con in ballo il cuore dell’Europa virtuosa, fra cui soprattutto la Francia.
Come una sorta di manna dal cielo martedì un intervento congiunto di tutte le piu importanti banche centrali del mondo (Europa, Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Svizzera, Giappone e Canada) hanno iniettato miliardi di dollari nel sistema interbancario. Ufficialmente per il continuo “congelamento” del sistema interbancario, ossia quel canale in cui le banche si prestano soldi fra di loro (e negli ultimi mesi questo sistema è ormai immobile, il che significa che ogni banca non si fida dell’altra); voci di corridoio però parlano di una banca sistemica che “a giorni” (senza questo intervento) avrebbe dovuto dichiarare default. Si parla di Credit Agricolè e di BNP (entrambi francesi), ma anche della controllata americana di Deutsche Bank (i tedeschi virtuosi), insomma nulla di buono e rassicurante. Vedremo se nei prossimi giorni ci saranno sviluppi su questo fronte.
Tornando però alla nostra moneta, i sentieri tracciati dal mercato sono essenzialmente cinque. Due di questi scenari sembrano condurre alla risoluzione della crisi, mentre tre di questi (in particolare il 4 ed il 5) porterebbero un disastro senza precedenti, che potrebbe fare impallidire la crisi del 2008.
Gli scenari sono i seguenti :
1) Unione fiscale, ossia un Europa finalmente unita non solo dalla moneta ma anche da una fiscalità congiunta, in cui potrebbero prendere spazio gli EuroBond o similari (probabilità 30% circa)
2) Intervento della BCE, ossia la BCE diventa prestatore d’ultima istanza dei debiti sovrani europei ed immette liquidità nel sistema (quantitative easing) monetizzando il debito europeo (probabilità 30% circa)
3) Suddivisione dell’Europa in Euro A ed Euro B, ossia un UE a due velocità in cui i paesi periferici possono svalutare la propria moneta (l’Euro B) in modo da guadagnare competitività. (15%)
4) Creazione del nuovo Euro (D-Mark), in cui la Germania esce dall’attuale Euro seguita dai paesi più virtuosi creando il D-Mark (o D-Euro?),mentre i restanti tornano alle vecchie monete nazionali (15%)
5) Disgregazione totale dell’Euro, e completo ritorno alle vecchie monete nazionali (10%).
Come è facilmente intuibile, le opzioni 4 e 5, potrebbero produrre una vera e propria depressione, con un forte crollo dei mercati azionari e molto probabilmente un vero e proprio default a catena dei paesi piu deboli e piu indebitati (o al più una forte iperinflazione).
L’opzione 3 risulta essere leggermente migliore rispetto alla 4 e 5, ma probabilmente porterebbe nel lungo periodo a scenari simili. I paesi piu deboli potrebbero sì svalutare e tornare più competitivi nel breve periodo, ma perderebbero di vista il fine ultimo di ripristinare i conti pubblici.
Arriviamo infine agli scenari 1 e 2, che sono ovviamente i più auspicabili e che potrebbero innescare una crescita sostenuta (soprattutto nello scenario 1) globale, e ridurre la pressione dei titoli di stato sovrani.
Non è nemmeno da escludere una sorta di combinazione fra l’1 e la 2, in cui la Germania “scioglie le briglie” della BCE permettendogli di diventare garante ultimo e nello stesso tempo procedere (ormai a passo sostenuto) ad un’unione fiscale, in cambio di una strettissima governance verso i paesi considerati “meno virtuosi”.
La scelta del sentiero sembra ovvia, ma sembrava ovvia anche 2-5-10 anni fa. Ma se ormai siamo all’acqua alla gola, probabilmente qualcuno (o forse tutti?) devono fare un piccolo esame di coscenza e porre i propri interessi politici nelle retrovie, visto che è in gioco il destino di milioni di europei.