Crisi del giornalismo nell’ultimo romanzo di Federica Fantozzi

Firenze – Federica Fantozzi, scrittrice e giornalista, che è stata cronista parlamentare per il quotidiano l’Unità fino alla sua chiusura e collaboratrice di la Repubblica e L’Espresso, autrice di quattro romanzi e della biografia di Enrico Letta (Editori Riuniti, 2013), ha pubblicato un nuovo romanzo, Il meticcio,per i tipi di Marsilio.

Martedì 28 maggio alle ore 18:30 – Federica Fantozzi presenterà Il meticcio, presso la Bottega Strozzi, in  Piazza Strozzi a Firenze. Interverrà Enzo Fileno Carabba e Edoardo Semmola sarà il moderatore.

Un collezionista di diamanti dal passato misterioso, un nigeriano senza impronte digitali in fuga attraverso i continenti e Amalia Pinter, la giovane giornalista protagonista del Logista che ritorna anche in questa nuova avventura e cos’altro?

Il meticcio è il secondo romanzo di una trilogia. In questo nuovo libro ritroviamo la protagonista Amalia, che nel frattempo è cresciuta e cambiata, così come succede a tutti noi. Ha dei rapporti complicati con Alfredo, amico ma anche un po’ rivale poiché professionalmente sono concorrenti e, mentre in alcuni casi sono alleati, in determinate situazioni sono rivali e si nascondono le informazioni. Poi Amalia si scontra con le difficoltà sempre crescenti del giornalismo: difficoltà di tipo economico e difficoltà di diffusione delle notizie, ad esempio. Ma si tratta anche dello scontro tra le sue passioni e la sua curiosità con il mondo reale, come succede a tutti noi.

Quindi nel romanzo affronti anche problematiche connesse al mondo dell’informazione?

Sullo sfondo c’è sicuramente il tema del giornalismo e dell’informazione, ma fondamentalmente si tratta di un thriller e la storia di concentra su altri temi e il filo conduttore del romanzo è la mafia nigeriana.

Dunque questo romanzo è il secondo di una trilogia: stai già lavorando al terzo romanzo?

Sì certo,  sto già lavorando al terzo romanzo in cui vedremo cosa Amalia deciderà di fare da grande, se continuerà a fare la giornalista oppure no.  Dovrà fare i conti con alcuni vecchi nemici che apparirono nel primo libro e che ritorneranno anche nel terzo, e rivedremo altri personaggi già incontrati nei romanzi precedenti.

Cosa ha ispirato questa storia sulla mafia nigeriana?

Premetto che io sono una grande lettrice di libri gialli, ne leggo quasi uno al giorno: gialli, thriller e spy story  Quindi la mia fantasia è orientata un po’ in questo senso e questa storia è nata da suggestioni di cronaca. Mentre il primo romanzo, Il logista, parlava del terrorismo jihadista qui si narra della mafia nigeriana: un fenomeno che due anni fa, quando ho cominciato a scrivere il libro, era poco conosciuto e di cui solo adesso si comincia a parlare. Una mafia molto diversa da quelle autoctone, che conosciamo meglio, ma una mafia molto feroce, pericolosa, pervasiva, che usa metodi suggestivi per uno scrittore, metodi terribili come il voodoo, le minacce di ritorsione mediante riti magici per assoggettare il malcapitato. Si tratta di uno strano mix tra antiche tradizioni e attività e strumenti molto moderni, tematiche e suggestioni che mi affascinano sia da un punto di vista giornalistico che letterario.

Hai qualche sorpresa in riserbo che puoi svelare in anticipo?

Non vorrei scoprire troppo le carte e preferisco lasciare al lettore il piacere della scoperta, ma devo confessare che c’è un capitolo sul Palio di Siena che potrebbe turbare voi toscani, soprattutto i senesi. Un capitolo avvincente, ricostruito in una chiave narrativa molto cruenta, dove succede di tutto. Si tratta di un episodio liberamente ricostruito, nello spirito di grande competizione che lo anima. Mi sono divertita molto a scriverlo e chissà  se i senesi delle contrade si offenderanno.

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