Firenze – La ricerca dell’Ires Cgil presentata oggi nella sede del sindacato in via Pier Capponi 7, mette alla luce un meccanismo che nella sua ineluttabilità rischia di diventare un incubo, un Leviatano che nessuno riuscirà a gestire. Ma sono i numeri che il presidente dell’Istituto, Gianfranco Francese, e il ricercatore Roberto Errico snocciolano, a dare la misura di quello che ci attende: in sintesi, crollo del potere d’acquisto per 1,2 milioni di lavoratori dipendenti (in media di 1.870 euro annui, i più colpiti sono gli edili); incremento dei costi energetici per le famiglie pari al 116% (in termini assoluti pari a +1.560 euro annui “mai successo prima in Italia in modo così repentino”, commenta Errico); +10% del costo dei beni alimentari (paniere mensile aumentato di 52 euro); aumento pari a 218 euro della rata media mensile dei mutui. Sono gli effetti sui cittadini toscani dell’impatto dell’inflazione (che potrebbe salire ulteriormente fino al 9,2% a fine anno), secondo le stime realizzate da Ires Toscana.
In sintesi, dunque, è l’inflazione a scagliare nella stagflazione l’economia italiana, soprattutto perché non si tratta dell’inflazione classica legata ai consumi, bensì di un’inflazione “esterna”, importata, o meglio, come ebbe chiamarla anche l’economista Alessandro Volpi qualche giorno fa, speculativa.
Cosa significa? “E’ molto semplice – spiega Errico – il mercato di Amsterdam, un “mercatino” per numero di scambi, è stato eletto a luogo dove i prezzi dei beni vengono stabiliti”. Essendo un piccolo mercato, è fatalmente sensibile a qualsiasi soggetto che entri sulla piazza, e soprattutto, “è agganciato, nella determinazione dei prezzi, ai futures”. Cominciamo dai futures: si tratta di uno strumento derivato, con cui le parti si impegnano ad acquistare o vendere, ad una data futura, una determinata quantità di merce o attività finanziaria (il cui nome tecnico è sottostante) ad un prezzo prefissato. Ma perché si chiama “derivato”? Perchè si riferisce a tutti quei contratti il cui prezzo sia basato sul valore di mercato di un altro strumento finanziario, ovvero appunto il sottostante. La ragione per cui è nato è sostanzialmente quella di mettere al sicuro dal rischio in particolare le aziende, che godrebbero di un prezzo prefissato nel tempo salvaguardandosi dalle fluttuazioni ad esempio dlele materie prime (pensiamo al petrolio). Ovviamente, però, lo strumento si presta a essere una leva speculativa molto potente, dal momento che solitamente i trader che li movimentano non hanno interesse a farli andare a fine corso, con la consegna del sottostante. Così, ci si imbarca in una sorta di grande scommessa, in cui, sulla base delle proprie aspettative, si comprano o vendono futures al fine di realizzare un guadagno da un rialzo o da un ribasso del corso dello strumento derivato.
Il meccanismo, che sembra lontanto dalla gente comune, è invece un vero e proprio moltiplicatore di instabilità. L’inflazione speculativa di cui siamo oggetto in questo momento, è figlia in buonissima parte di questo sistema. Con una complicazione: che, come spiega il presidente dell’Ires Francese, la Bce interviene con la manovra classica utilizzata per affrontare l’inflazione, ovvero, il rialzo dei tassi. “Una mossa sciagurata – dice ancora Francese – dal momento che, non trattandosi di inflazione da consumo, ma di inflazione importata, il rialzo dei tassi non fa che deprimere ancora e ulteriormente i consumi. Insomma, è la tempesta perfetta, e si chiama stagflazione”. Ovvero, il peggio che può succedere a un sistema economico, la compresenza di recessione (stagnazione) e inflazione.
Purtroppo, non si tratta di astrazioni mentali. Tutto ciò ricade in particolare sulle classi medio-basse e popolari, che non possono “tagliare” nulla, o pochissimo, rispetto alle necessità primarie: come il costo della casa, oppure la spesa alimentare.
“Dai beni alimentari al credito: c’è un’inflazione asimmetrica che colpisce il ceto medio e le famiglie e basso reddito – dice il presidente Francese – Ires Toscana e Cgil Toscana, prima ad aprile e poi a luglio 2022 avevano evidenziato l’effetto asimmetrico di questa inedita tipologia di iperinflazione importata. L’inflazione colpisce quasi tutti i beni di consumo; tuttavia, sono i beni di prima necessità per antonomasia, ovvero bollette dell’energia e generi alimentari a crescere in misura nettamente superiore all’inflazione complessiva. Ciò comporta una inflazione percepita da parte delle famiglie a basso reddito nettamente superiore rispetto alla media. Lo stesso ceto medio vive una situazione di difficoltà, con una perdita di potere d’acquisto tale da presagire un ulteriore veloce declino delle capacità di spesa. Per i redditi medi, la sciagurata scelta della banca Centrale Europea d’innalzare proprio in una congiuntura di questo tipo i tassi d’interesse di riferimento, comporta anche un incremento superiore ai 210 euro del costo del credito per acquisto di immobile prima casa ed un più generale incremento dei costi di accesso al credito”.
Roberto Errico illustra i dati della ricaduta di questa inflazione monstrum sulle varie voci della vita quotidiana.
Salari: “Stante un tasso d’inflazione regionale acquisito stimato all’8,7% a settembre, per i circa 1,2 milioni di lavoratori dipendenti della Toscana siamo già di fronte ad una perdita di potere d’acquisto pari a 2,154 miliardi di euro, equivalenti a 1.870 euro medi per un lavoratore dipendente a tempo pieno nella Regione”.
Nel dettaglio per macrosettori, “l’inflazione determina un crollo del potere d’acquisto pari a 1.277 euro per un lavoratore agricolo full-time, tra 1.800 e 1.900 nelle costruzioni e nei servizi e oltre 2.100 euro per le figure a tempo pieno impiegate nel settore dell’industria in senso stretto. In assenza di una inversione di tendenza, è plausibile prevedere un’ulteriore crescita dell’inflazione a fine anno sino al 9,2%. In tal caso, la perdita potenziale di potere d’acquisto per un lavoratore toscano dipendente a tempo pieno potrebbe superare agilmente quota 2.000 euro netti, per una perdita complessiva di potere d’acquisto del lavoro dipendente in Regione pari a 2,347 miliardi di euro”.
L’incremento dei costi dell’energia è un settore in cui si paga pesantemente la politica speculativa del mercato di Amsterdam, da cui ad ora dipendiamo.Infatti, la perdita di potere d’acquisto è in primo luogo determinata dall’incremento senza precedenti del costo dell’energia. Torniamo a sottolineare che tra il 2021 e 2022, il costo medio annuale delle utenze di luce e gas per una famiglia residente in Toscana è passato da 1.340 euro a circa 2.900 euro previsti a fine 2022. Si tratta di un incremento dei costi energetici per le famiglie pari al 116%, con un aumento in termini assoluti pari a 1.560 euro. In numeri, il costo medio annuale per famiglia bolletta Luce + Gas – regione Toscana, passa da 1340 euro nel 2020 a 2900 nel 2022, con una vairiazione del 116% e un incremento di 1560 euro.
Spesa alimentare, un’altra voce che riguarda in modo particolare la fascia medio bassa e popolare degli italiani, in quanto si tratta di una di quelle voci che è impossibile tagliare più di tanto, come è evidente. L’incremento del costo dei generi alimentari è addirittura superiore all’inflazione totale, intorno a settembre si aggirava attorno al 10,5%. “Per una famiglia composta da due adulti e due bambini, con una spesa mensile per generi alimentari pari a 500 euro nel 2021, lo stesso paniere di beni costa 52,5 euro in più a settembre 2022”, dicono dall’Ires..
L’inflazione asimmetrica colpisce poi in modo pesante l’accesso al credito. In particolare, dal momento che la BCE pone fine lla politica espansiva degli ultimi anni, col conseguente doppio aumento dei tassi di riferimento a luglio e settembre 2022, “si rende molto più difficile e costoso per le famiglie l’accesso al credito prima casa. A fine settembre il tasso medio praticato dalle maggiori 15 banche presenti sul territorio regionale per un mutuo prima casa a 30 anni, con importo richiesto pari ad euro 200 mila e LTV (Loan to Value, ovvero il rapporto tra l’importo del finanziamento concesso da chi presta il denaro e il valore del bene che il prenditore intende porre a garanzia del prestito, ndr) pari all’80%, risulta essere del 3,60%, contro l’1,51% medio del primo trimestre 2022. In termini monetari, si tratta di un aumento pari a 218 euro della rata media mensile”. Con una conseguenza sociale importante: la preclusione dell’accesso alla casa per molte famiglie, giovani e di fascia media. Insomma, dalla categoria della fascia media a quella dei working poors il salto è sempre più breve.
Una situazione che è foriera di un forte rischio di conflitto sociale. “Stiamo rischiando di trovarci in una situazione socialmente insostenibile, occorre che la politica intervenga subito- spiega la segretaria generale di Cgil Toscana Dalida Angelini – sabato 8 ottobre, a un anno dall’assalto squadrista alla nostra sede nazionale, manifesteremo a Roma in piazza del Popolo il pomeriggio per chiedere all’Italia e all’Europa di rimettere al centro i temi del lavoro e della giustizia sociale. Rilanciamo al prossimo Governo il nostro decalogo di proposte, tra cui: l’aumento di stipendi e pensioni; l’introduzione del salario minimo e una legge sulla rappresentanza; il superamento della precarietà; una vera riforma del fisco; garantire e migliorare una misura universale di lotta alla povertà, come il reddito di cittadinanza; un tetto alle bollette; un piano per l’autonomia energetica fondato sulle fonti rinnovabili; la sicurezza nei luoghi di lavoro, e qui non posso che annunciare la partecipazione di Cgil Toscana alla manifestazione domani in piazza Sant’Ambrogio a Firenze per lo sciopero dei rider, dopo la morte sul lavoro di sabato scorso, un’altra inaccettabile vittima di un sistema che va modificato perché le persone devono venire prima del profitto”.
Luca D’Onofrio, presidente di Federconsumatori Toscana, constata che“ormai i rincari costano ai cittadini più di uno stipendio, rischiamo l’acuirsi di un conflitto sociale che sta montando, la situazione è complicata, il Governo ha il compito di rimettere liquidità in tasca ai cittadini e con l’autorità dell’energia occorre intervenire sull’aumento delle bollette”.