Crescono i cittadini stranieri in Toscana, Firenze stabile

Firenze – Cresce il numero dei cittadini stranieri. È quanto emerso dal Report Migranti elaborato dall’assessorato all’Accoglienza, Integrazione e Pari Opportunità del Comune di Firenze. Presentato stamattina dall’assessore Sara Funaro Bargellini, lo studio fotografa lo stato delle presenze di cittadini comunitari e extra UE al 2014. Su un quadro nazionale che registra un aumento del 3% rispetto al 2013 – per un totale stimato di 5.364.000 cittadini non italiani presenti sul territorio – in Toscana i residenti stranieri sono 387.350, di cui circa poco meno di un terzo su territorio fiorentino. La distribuzione dei residenti non italiani in Toscana continua infatti a mostrare chiare concentrazioni: Firenze accoglie il 31.6% del totale regionale, seguita da Prato (10,3%) e Pisa (10,1%).

Il numero di cittadini stranieri a Firenze – Il quadro nel capoluogo resta sostanzialmente invariato, con un aumento di meno dell’1% rispetto all’anno di riferimento (14,9% nel 2013, 15,5% nel 2014). Su un totale di 377.317 abitanti censiti, sono 58.451 gli stranieri presenti in città, di cui 12.863 comunitari (per stragrande maggioranza rumeni) e 45.588 extracomunitari. Cambiano, però, i numeri sulla provenienza extra UE: i cittadini cinesi – 5.045 – (dato in controtendenza rispetto alle previsioni degli ultimi anni) hanno superato i filippini, che con 4.879 presenze di attestano al quarto posto della tabella di nazionalità extracomunitarie, dove la comunità peruviana, con oltre 6.200 unità risulta essere la prima in città, seguita da quella albanese (5.566). La presenza più marcata è tuttavia quella dei comunitari rumeni, di cui si contano 8.179 presenze.

La distribuzione territoriale degli stranieri residenti a Firenze vede una concentrazione – come in passato – nelle zone del Centro Storico (Quartiere 1), dove si conta il 20.6% di non italiani sul totale, e della periferia nord-ovest (Quartiere 5), dove il 17,4% della popolazione totale non ha cittadinanza italiana. La presenza romena è prevalente in tutte le aree della città, ad esclusione del quartiere di Rifredi-Le Piagge, dove prevale quella cinese. Il Quartiere 3, infine, è il più densamente abitato da cittadini extracomunitari (filippini).

Le ragioni della crescita – Aumentano gli stranieri di prima generazione, ossia di ambedue i genitori stranieri. Sono le nuove nascite, infatti, alla base della crescita registrata, un aumento che – seppure contenuto – ha contribuito ad accorciare le distanze del dato demografico dovuto ai decessi. Grazie alla nascita di bambini stranieri (+5.857 in Toscana), si è giunti al 2014 con un punto negativo di -1290 nascite rispetto ai decessi (il dato precedente segnava un -1624).

Cresce dunque anche il numero di alunni stranieri nelle scuole toscane. Nell’anno scolastico 2012-2013 i non italiani nelle scuole della Regione erano 64.355 (12.7% del totale). Di questi, oltre la metà è nata in Italia. A giungo 2014, sono risultati 8.670 gli iscritti stranieri nelle scuole del Comune di Firenze, con un’incidenza del 15,2% sul totale degli alunni (57.093).

Alla base dell’incremento anche i ricongiungimenti familiari (dal 2007 al 2013 i permessi per famiglia sono passati, su scala nazionale, da 86.468 a 105.266) e l’offerta di lavoro. Nel 2013 in Toscana gli immigrati occupati erano 250.294: al primo posto i rumeni (con 46.270 unità), seguiti dai cinesi (42.431) e albanesi (32.811). Tra le province con il maggior numero di imprese, Firenze si colloca al di sopra di territori più estesi, come Roma o Milano: concentrate soprattutto nell’area metropolitana fiorentina (68,8%) e negli 11 Comuni dell’empolese-Vald’Elsa (18,8%), Nel corso del 2013 le imprese attive a prevalente o esclusiva conduzione straniera sono aumentate del 3,3%. Da qui, anche l’aumento del numero dei permessi di soggiorno per lavoro (51%) e della carte di soggiorno, indicatori di presenze costanti (residenza+lavoro).

I costi –  “Nel complesso – so legge nel rapporto – le spese legate all’immigrazione rappresentano meno del 3% dell’intera spesa sociale”: molto meno, dunque, dei fondi dedicati alle politiche per l’infanzia (circa il 40%), per la famiglia e per disabili e anziani (circa il 20% ciascuna).

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