Chi scrive non è mai stato alieno da riforme, anche strutturali, purché avessero una logica di rafforzamento della democrazia e delle sue istituzioni.
Quando, negli anni Novanta, ci si confrontava su come dare rappresentatività e stabilità ad una democrazia delle alternanze, presentammo con i deputati della Federazione Laburista, due proposte di legge “concatenate”: una costituzionale sulla riforma della presidenza della repubblica con l’elezione diretta e l’altra ordinaria sulla riforma elettorale e l’istituzione del collegio uninominale a doppio turno, rispettivamente le n.3400 e 3401 del 15/XI/1995. Sostanzialmente un sistema alla francese. In quel particolare momento politico era una riforma su cui ci si poteva confrontare.
Ma la riforma presentata dal Consiglio dei ministri del governo Meloni fa acqua da tutte le parti, come hanno illustrato tanti commentatori financo esponenti della maggioranza come il senatore Marcello Pera. Ed il risultato che ne scaturisce è una soluzione pericolosa per la democrazia italiana..
Il punto più pericoloso è infatti che si arriva a ipotizzare l’elezione in un’unica scheda del Presidente del Consiglio e dei candidati alla Camera e il Senato. Non è più un voto motivato a partiti e candidati nelle varie istituzioni, ma una sorta di firma ad una delega in bianco al premier. Si vuole addirittura costituzionalizzare un premio di maggioranza fissato al 55% ma non si prefigura una soglia minima per conseguirlo. Quella che Calamandrei chiamava “legge truffa” erano caramelline per bambini in confronto. (Con legge ordinaria si dava un premio di governabilità alla coalizione che raggiungeva il 50% più uno dei voti). Del resto, la Corte costituzionale aveva già bocciato una legge elettorale che poteva portare ad un premio di maggioranza troppo alto e questa sentenza non può essere ignorata dall’attuale maggioranza. Che succederà? Potremmo avere un presidente del consiglio eletto con un terzo dei voti che controlla il 55% del Parlamento?
Sul tema della stabilità del governo c’è uno strano ircocervo: il premier può essere sostituito da qualcuno della stessa maggioranza e che condivida lo stesso programma., ma una sola volta. Qui perfino il Presidente del Senato Ignazio La Russa è stato critico. Infatti, non c’è logica in tale prefigurazione: il presidente del consiglio viene eletto ma può anche non essere eletto.
Quello che non viene sottolineato è che, se in un sistema politico-istituzionale si elegge direttamente qualcuno, questo qualcuno non può che essere il numero uno, cioè il Presidente della Repubblica, pena uno squilibrio generale delle istituzioni. Non a caso in nessuna Nazione esiste un’elezione diretta del presidente del consiglio come quella che viene proposta per l’Italia.
Perché allora la destra italiana lascia la bandiera dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica e si attesta sul Premierato? Il messaggio politico è chiaro ed evidente: personalizzare intorno alla figura dell’attuale presidente del consiglio Giorgia Meloni la battaglia politica. In secondo luogo, anche ricercare il consenso di chi è stato sempre per il premierato, come Matteo Renzi e il suo gruppo. Peraltro, proprio la vicenda di Renzi ha confermato che un percorso di riforme non condivise, che porta alla fine al necessario referendum tra i cittadini, è molto pericoloso per il governo in carica che queste riforme ha proposto.
Molti commentatori politici si sono giustamente espressi nel senso che meccanismi di stabilità dei governi senza esautorare il ruolo del parlamento, esistono. L’ esempio più importante è il cancellierato tedesco. In Germania infatti, dal dopoguerra ad oggi abbiamo avuto solo nove cancellieri. In Italia 31 presidenti del consiglio e 68 governi . Questi stessi commentatori hanno esortato Giorgia Meloni a ricercare un’ampia maggioranza su una proposta di questo genere.
Non credo però che l’on.le Meloni e la sua maggioranza siano, almeno attualmente, disponibili ad un compromesso sul cancellierato, soprattutto per motivi politici. Questo governo, questa maggioranza vuole il confronto non l’accordo con l’opposizione.
Il fatto è che le opposizioni si sono presentate alla scadenza delle preannunciate riforme costituzionali senza avere formulato un’alternativa. Non hanno controproposto tutte insieme un cancellierato alla tedesca o altre soluzioni del genere come poteva essere logico fare.
Il punto forte dell’opposizione alla riforma proposta dal governo di destra-centro è la difesa del ruolo del Presidente della Repubblica, un ruolo in genere positivo come ho cercato di dimostrare nel libro “Sul Colle più alto”. Il Presidente della Repubblica in molte circostanze ha saputo reggere un edificio politico-istituzionale che ha fatto in molti momenti acqua da tutte le parti. Se il Presidente della Repubblica rimanesse eletto indirettamente e il Presidente del Consiglio invece direttamente dai cittadini, questo ruolo non potrebbe più esercitarlo. Pertanto, il premierato, questo premierato va bocciato senza appello.