Fino a poche settimane fa era difficile immaginare una compagnia più eterogenea. Più che un delirio correntizio, per usare le parole di Paolo Gandolfi, quella che sta avvenendo alla viglia del congresso del Pd è un vera e propria ridefinizione dei confini interni intorno ai tre candidati in corsa per la segreteria: Giammaria Manghi, Roberta Ibbatici e Andrea Costa. Se intorno a Manghi fa quadrato una truppa composta da renziani dell’ultima ora, transfughi della vecchia guardia, civatiani poco convinti – con la benedizione di Pierluigi Castagnetti – non deve stupire se intorno al sindaco di Luzzara Andrea Costa si sono riuniti lettiani e cuperliani, da Pierluigi Saccardi e Marco Barbieri a Maino Marchi e Antonella Incerti. Non certo rottamatori nell’anima ma evidentemente decisi almeno, a sentire il loro candidato, a rompere gli equilibri garantiti dall’attuale segretario Roberto Ferrari.
Che sia una vera “sintesi” intorno a un progetto condiviso o solo un “cartello” funzionali a singoli interessi di corrente lo dirà il tempo. Nel frattempo però sono da registrare le 423 firme a sostegno della candidatura di Costa da più di 20 circoli in tutta la provincia. E questo significa che il sindaco di Luzzara non è un outsider.
Nel programma, presentato ufficialmente sabato mattina al centro sociale Buco Magico, emerge l’idea di riorganizzare il partito dalle fondamenta, in particolare dai circoli e dai territori. Un partito più vicino alla “base” – casella di posta elettronica per ogni iscritto, dirigenti sempre raggiungibili, tesseramento che non rappresenti esclusivamente una fonte di finanziamento, creazione di coordinamenti di zona – un partito che garantisca più spazio a donne e giovani: “Mi impegno a riservare il 30% di ogni organismo a giovani under 30”.
Costa non lo dice apertamente, ma la sfida ai renziani dell’ultima ora è aperta. E non è detto che il congresso non riservi sorprese.