Cospirazionismo, attacco alla democrazia

I rischi per la formazione dell’opinione pubblica

E’ vero che i mass media filtrano le notizie secondo ciò che vogliono ottenere? Si possono avere più posizioni sul tema, ma la vera novità dell’informazione è che, come dice Marco Solinas, professore associato del Sant’Anna di Pisa e direttore del progetto europeo sull’analisi delle teorie cospirative Goldstein, ormai possiamo essere tutti “autori”. Cosa significa? Che se il problema qualche decennio fa era quello di avere un’informazione corretta e il più possibile “oggettiva”, regolata dalla deontologia di chi fa dell’informazione il proprio mestiere, ora il problema è che qualsiasi persona, con o senza requisiti minimi, può diventare autore. E la strada, neanche a dirlo, sono i social.

Non solo. Il vero tema è: a che fonti si abbeverano gli autori? “Il tema muove da un’analisi più generale dei nuovi canali e delle forme della informazione, disinformazione e misinformazione nei processi di costruzione dell’opinione pubblica – precisa Solinas, raggiunto da Thedotcultura nell’ambito dell’intervento tenuto il 9 novembre scorso al convegno convegno organizzato dall’Istituto Gramsci Toscano Crisi delle democrazie liberali e prospettive geopolitiche – al riguardo, si può pensare anzitutto al ruolo delle fake news nell’influenzare la discussione pubblica. Si prenda ad esempio il loro ruolo nelle tornate elettorali. In questi casi possono esserci gruppi e agenzie, interne o esterne agli Stati in oggetto, che intervengono per influenzare il processo elettorale diffondendo notizie false, anche mediante programmi informatici di falsi account (i bot). Ricordo in tal senso le interferenze esercitate in diversi paesi occidentali da parte della Russia di Putin. Certo solitamente le notizie false hanno vita corta, dal momento che è piuttosto facile smascherarle. Tuttavia, ad essere determinante in molti di questi casi è l’impatto che esercitano inizialmente, poiché le successive verifiche e smentite solitamente non hanno lo stesso effetto dirompente di quando le false notizie sono lanciate nell’arena pubblica.”

Ma esiste qualcosa di più inquietante, e sono le cosiddette “teorie cospirative”. “Si tratta di fenomeni ben più resilienti, poiché sono costrutti teorici, narrazioni che possono essere estremamente pervicaci. Si pensi alla loro straordinaria diffusione durante l’epidemia del Covid, quando eravamo sommersi da teorie cospirative di tutti i tipi, ad iniziare da quelle secondo cui l’epidemia non era che una “invenzione” ordita da occulte élite. Queste teorie sono molto più difficili da demistificare delle normali fake news anzitutto perché chi le adotta ritiene che siano “vere” anche quando è posto al cospetto di chiare controprove. Al riguardo si usa dire che i cospirazionisti, una volta entrati nella “tana del Bianconiglio” – la celebre immagine del racconto “Alice nel paese delle meraviglie” – tendono a sprofondare sempre di più nei meandri di queste narrazioni tossiche. In letteratura si parla della “auto-sigillatura” di tali teorie: ogni contro-argomento viene interpretato dai cospirazionisti come una dimostrazione del potere dei fantomatici cospiratori di manipolare la pubblica opinione. Per esempio, se i dati dimostrano che i vaccini hanno effettivamente svolto un ruolo importante nell’arginare il COVID, i cospirazionisti sostengono invece che ad essere falsi siano questi stessi dati. Ed anzi, la loro diffusione dimostrerebbe il potere della cospirazione nel manipolare la pubblica opinione mediante la diffusione di dati falsi.” 

Un esempio calzante, che mostra quanto sia defatigante ma soprattutto e spesso inutile cercare di smontare le teorie cospirazioniste agli occhi di chi le ha adottate. “L’esempio dimostra come le teorie cospirative siano di fatto infalsificabili per chi vi crede. Esse pertanto si pongono al di là del regno della scientificità e della verificabilità”, sottolinea Solinas. Si tratta di un elemento chiave, che può rendere impossibile un confronto aperto, cogente e saliente con chi è entrato nella “tana”.

“La demistificazione delle teorie cospirative deve nel contempo essere distinta – sottolinea Solinas – dalla rilevanza politica dei complotti reali, di cui la storia ha dato tanti esempi; in Italia ne abbiamo avuto innumerevoli e di grande portata politica, basti pensare alla P2, a Gladio, a Ustica”. In altri termini, il problema diventa: come distinguere gli infondati complottismi dai complotti reali? Si tratta di una domanda fondamentale, dal momento che se il cospirazionismo alimenta la cultura del sospetto e della sfiducia, è anche vero che la buona informazione spesso muove precisamente da dubbi e sospetti. “Pensiamo al grande giornalismo d’inchiesta, che muove solitamente da determinate “ipotesi di complotto”. Un caso classicissimo è il Watergate, allorché nel 1972 vennero scoperti degli agenti che, per conto del Presidente Nixon, spiavano il Comitato elettorale del Partito Democratico; un complotto (reale) che, anche grazie al lavoro d’inchiesta dei giornalisti del Washington Post, condusse infine alle dimissioni del Presidente.” Siamo allora di fronte al problema: come si fa a distinguere una inchiesta che svela un complotto reale da delle teorie cospirative (infondate)? “Partiamo anzitutto da un presupposto: le ricostruzioni di cospirazioni “vere” non sono mai delle teorie “auto-sigillate”, ma muovono al contrario da ipotesi che devono essere suffragate da prove empiriche. C’è un confronto ravvicinato, una analisi puntuale, una ricerca delle prove, a volte portata avanti anche in sede giudiziaria, che deve confortare o invece falsificare l’ipotesi adottata inizialmente. Se l’ipotesi non viene comprovata, deve essere abbandonata, a differenza di quanto avviene nelle teorie cospirative”.

Se è questo il nucleo della differenza fra teorie cospirative e ipotesi di complotto, l’altro grande interrogativo è: perché queste teorie si formano? Chi ne ha bisogno? Quali funzioni sociali espletano? “Per capire alcune delle principali funzioni cognitive e sociali svolte dalle teorie cospirative prendiamo due esempi classici: la negazione dell’allunaggio del 1969, e la negazione dell’esistenza del Covid, o della sua portata”. Nel primo caso, la teoria sostiene che il video dell’allunaggio sarebbe stato un falso d’autore: la NASA avrebbe incaricato Stanley Kubrick di girare un filmato, facendo così credere al mondo intero di avere portato due astronauti sul suolo lunare, mentre erano in verità all’interno di uno studio cinematografico. Il fine sarebbe stato il prestigio internazionale nella guerra fredda con l’URSS. Nel caso del Covid, la negazione è ancora più radicale: concerne tutte le prove empiriche dell’esistenza della pandemia, dai morti ai ricoverati negli ospedali. Come sottolinea Solinas: “Gli obiettivi dei (fantomatici) cospiratori in questo caso sarebbero stati molteplici, e talvolta in contraddizione tra loro (come spesso accade nelle narrazioni cospirative): vendere prodotti farmaceutici ritenuti inutili (come le mascherine) o persino dannosi, come i cospirazionisti sostenevano fossero i “falsi vaccini”: usati in verità per iniettare veleni nella popolazione mondiale, e in tal modo ridurla, secondo un piano diabolico riconducibile alla fantasmatica élite farmaceutica capeggiata da Bill Gates. Emerge qui il manicheismo tipico del cospirazionismo: il popolo buono e ingenuo contro la malvagità di gruppi oscuri”. Ma resta la domanda: perché ricorrere a queste narrazioni?

“Qualche risposta al perché si ricorra tanto spesso alla costruzione di teorie cospirative è offerta dalla psicologia sociale – dice Solinas -. Si parte dall’assunto che ci si trovi di fronte ad eventi che possono creare ansia e angoscia, soprattutto se imprevisti e shoccanti (come una pandemia, o la morte improvvisa di un personaggio famoso), oppure che alterano credenze radicate (la possibilità dell’uomo di sbarcare sulla Luna). Al cospetto di tali eventi, si può allora essere indotti a costruire delle spiegazioni che individuino dei “responsabili” ai quali attribuire la colpa di tali eventi. Può in altri termini entrare in gioco l’antica logica del “capro espiatorio”. Oppure si può essere portati ad elaborare delle narrazioni che neghino l’esistenza di questi stessi eventi, così da depotenziarli e neutralizzarli: l’evento non c’è mai stato, è solo una finzione che vogliono farci credere”. Una sorta di riconduzione dell’eccezionalità dell’evento a qualcosa di già conosciuto: l’evento così rientra nel comprensibile, nell’ordinario, perdendo il suo potenziale di destabilizzazione. “Da questo punto di vista, le teorie cospirative hanno la funzione di contribuire a controllare e a sedare la paura e l’angoscia suscitata da eventi imprevisti e shoccanti percepiti in modo negativo: anziché al caso e alla contingenza, e quindi alla impotenza delle nostre società (ad esempio di fronte a una epidemia), si individuano dei responsabili: dei cospiratori malvagi e diabolici. Oppure si stempera l’angoscia negando l’esistenza stessa dell’evento”.

Se questo meccanismo psicologico-cognitivo spiega piuttosto bene una ampia serie di teorie cospirative, nel caso dei loro usi strettamente politici entra però in gioco una logica differente, per certi aspetti inversa. “Il cospirazionismo politico – spiega Solinas – in realtà non funziona soltanto e prevalentemente su eventi shoccanti, imprevisti e temporalmente circoscritti, ma predilige al contrario fenomeni di lungo corso, a volte anche abituali, come per esempio i flussi migratori, oppure il cambiamento climatico. È difatti rispetto a questo tipo di fenomeni che un leader o un movimento politico possono sfruttare al meglio una teoria cospirativa: nel momento in cui un dato processo è percepito o comunque letto come negativo, la sua interpretazione cospirazionista permette di prospettare una soluzione rapida e radicale: basterà fermare i (fantomatici) cospiratori e il processo si arresterà. Ad esempio, presentati a monte i flussi migratori come processi negativi, per fermarli non sarà necessario affrontare le tante cause concause che li generano, come la povertà, le epidemie, le carestie, le guerre, la fame etc. Basterà invece affrontare la malvagia élite che li organizza e li pilota, e i flussi si arresteranno, magicamente. Si tratta del pensiero “magico” di cui parlava Umberto Eco”. Il meccanismo è dunque quello di individuare un colpevole e di proporsi come “risolutore del problema”. Lo stesso avviene con la teoria cospirativa del cambiamento climatico: non si tratterebbe di un processo determinato anzitutto dall’inquinamento da anidride carbonica, e tale quindi da implicare l’abbandono dei combustibili fossili etc. Si tratterebbe invece di una falsa teoria diffusa da gruppi di socialisti e comunisti per boicottare lo stile di vita occidentale (come è scritto nero su bianco nel programma del partito tedesco Alternative für Deutschland).

Il cospirazionismo politico funziona quindi in questo modo, spiega Solinas: “anziché fronteggiare una crisi innescata da un evento imprevisto, come nel caso di una epidemia, adottando narrazioni cospirazioniste al fine di sedare le angosce e le paure correlate, questa forma di cospirazionismo crea, inventa o esacerba una data crisi. Più la crisi è grave, infatti, più aumenta l’angoscia sociale, più sarà alto il vantaggio politico per chi sostiene di poterla risolvere. Un esempio è offerto dalla teoria cospirativa degli immigrati irregolari usata di continuo da Donald Trump (anche nell’ultima campagna elettorale): i Democratici avrebbero permesso e invero guidato l’entrata di milioni di immigrati clandestini negli Stati Uniti al fine di ottenere più voti. Basterà quindi fermare il piano segreto ordito dai Democratici per arrestare il flusso. Si esaspera quindi una crisi, inventando una teoria cospirativa, al fine di aumentare il proprio consenso elettorale.”. 

Un altro esempio di schietto cospirazionismo politico è la teoria, sostenuta sempre da Donald Trump, secondo cui i Democratici avrebbe truccato le elezioni vinte di fatto da Joe Biden nel 2020. Una teoria che Trump sostenne apertamente anche nel comizio indetto il 6 novembre 2021, quando il Congresso statunitense doveva ratificare il passaggio dei poteri a Biden. “Quella mattina Trump, a Washington, in un comizio tenuto di fronte alla Casa Bianca – ci ricorda Solinas – aizzò la folla, sostenendo che i Democratici avevano ordito una cospirazione per truccare le elezioni. Dovevano pertanto marciare tutti insieme fino a Capitol Hill, la sede appunto del Parlamento (poco distante dalla Casa Bianca), e “fare l’inferno” per impedire la conclamazione di Biden. Cosa che accade puntualmente: la folla si incamminò e giunse fino al Campidoglio. Con una azione di inaudita forza e violenza, entrò nell’edificio, interrompendo i lavori del parlamento. Ne seguirono diversi morti e feriti, prima che le forze dell’ordine riuscissero a far sgomberare il palazzo dalle centinaia di occupanti, e permettere la ripresa dei lavori di deputati e senatori.” Il cospirazionismo politico, di cui Donald Trump è un campione, mostra così di poter essere quanto mai letale per il funzionamento e la tenuta dei sistemi democratici anche in senso letterale. 

Questo grave caso testimonia altresì dell’impatto del cospirazionismo sull’attuale scena politica anche perché i principali gruppi responsabili dell’assalto al Campidoglio, dallo “sciamano” a Enrique Tarrio dei “Proud Boys”, erano legati alle teorie di QAnon, come è merso chiaramente durante il mega processo che ha ricostruito dettagliatamente l’intera vicenda, nonché inflitto gravi pene ai responsabili. “Si tratta anzitutto – spiega Solinas – delle teorie messe in rete a partire dal 2017 da un autore anonimo, che si firmava QAnon(imo), sostenendo di essere informato di molti fatti interni alle alte sfere dell’amministrazione statunitense. Egli sarebbe stato in primo luogo a conoscenza di una vasta cospirazione messa in atto dal Deep State (lo Stato profondo) per ostacolare il nuovo presidente Trump, ordita da un potentissimo gruppo capeggiato da Hillary Clinton, dedito alla pedofilia e al satanismo.” Centinaia di bambini sarebbero stati rapiti e torturati, per estrarre loro l’adrenocromo – in verità acquistabile in farmacia – ed ottenerne un elisir di lunga vita. “Vengono qui riattivate – ricorda Solinas – credenze e rilanciati miti depositati nell’immaginario collettivo di antica e antichissima data, spesso di matrice antisemita. Si pensi al legame tra il mito medievale della “accusa del sangue”, secondo cui gli ebrei sarebbero stati usi a uccidere i bambini cristiani per usare il loro sangue nelle festività pasquali, e il nuovo mito dell’adrenocromo, estratto appunto da bambini previa tortura.” 

È altresì interessante sottolineare come questa teoria cospirativa della esistenza di un gruppo satanista di Democratici guidato da Hillary Clinton avesse già condotto, nel 2016, quindi prima che QAnon rilanciasse l’accusa (nell’ottobre del 2017), al caso del cosiddetto Pizza-Gate. “Il 4 dicembre del 2016 – ricorda Solinas – il giovane Edgar Maddison Welch, di ventotto anni e padre di due bambine, partito da Salisbury, nella Carolina del Nord, aveva viaggiato fino a Washington e, armato di tutto punto, aveva fatto irruzione nella pizzeria “Comet Ping Pong”. Welch aveva infatti deciso di porre fine al terribile commercio di bambini operato dai satanisti del Partito Democratico guidato da Hillary Clinton. Cospirazione di cui aveva letto ampiamente sul canale 4chan. Entrato nella pizzeria, aveva tuttavia dovuto riscontrare, dopo una minuziosa perlustrazione del locale, che non c’era alcun bambino, né alcun satanista. Arresosi alla polizia, è stato condannato a 4 anni di reclusione, e al risarcimento dei danni arrecati. Il rilancio della medesima accusa da parte di QAnon dopo questa debacle testimonia quindi ancora una volta di come l’auto-sigillatura delle teorie cospirative sfidi qualsiasi contro-prova: sono impermeabili alla falsificazione empirica.”

Infine, sempre il caso statunitense mostra che siamo di fronte ad una sempre maggiore compenetrazione tra fake news e teorie cospirative. “Si pensi a quando Donald Trump, nel corso del dibattito televisivo con Kamala Harris dello scorso settembre, e quindi in uno dei momenti più importanti dell’intera campagna elettorale, ha sostenuto apertamente che nella città di Springfield, in Ohio, gli immigrati stessero mangiando cani e gatti dei vicini di casa autoctoni; ribadendo il punto anche di fronte alle immediate obiezioni del conduttore del dibattito, che incredulo riportava immediatamente la ferma smentita avanzata dall’amministrazione della città. Immigrati che, nella narrazione cospirazionista di Trump, sarebbero guidati e coordinati dalla cospirazione dei Democratici. Questo caso mostra dunque come – conclude Solinas – le fake news e le teorie cospirative si stiano ibridando, e stiano così conducendo a inquinare in modo sempre più grave e pervasivo i processi di formazione della pubblica opinione”.

In foto, il professor Marco Solinas

Total
0
Condivisioni
Prec.
Premio Firenze: Donato Nitti vince la sezione grafica con “Tempo liquido”

Premio Firenze: Donato Nitti vince la sezione grafica con “Tempo liquido”

L’opera resterà esposta allo storico Caffè letterario Giubbe Rosse di Firenze

Succ.
Criptovalute, AI e geopolitica, Lutnick e Sachs divisivi protagonisti della nuova frontiera

Criptovalute, AI e geopolitica, Lutnick e Sachs divisivi protagonisti della nuova frontiera

L'interrogativo: quanto è sostenibile il progresso senza regole chiare?

You May Also Like
Total
0
Condividi