Firenze – E’ partito da Piazza Beccaria sotto la pioggia il corteo dei ragazzi delle scuole che ricordano le vittime della mafia nella giornata nazionale promossa da Libera. Il corteo si è concluso in Piazza Santissima Annunziata. La cerimonia si è aperta con un intervento di Don Andrea Bigalli, referente di Libera Toscana. Dal palco, con l’accompagnamento dell’Orchestra della Scuola di Musica di Fiesole, sono stati letti gli oltre 900 nomi di vittime innocenti delle mafie: semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere. A leggere i nomi autorità civili, militari e religiose, semplici cittadini, personalità del mondo della cultura, dello sport e della politica.
“Oggi si ricordano le vittime innocenti della mafia – ha detto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi – Qui a Firenze la strage dei Georgofili fece cinque vittime, tra cui una neonata di 50 giorni e una bambina di nove anni, che ha lasciato una bellissima poesia. Erano i tempi in cui la mafia voleva che lo Stato rivedesse l’articolo 41 bis. Firenze non si piegò, reagì, intervenne subito. E anche i magistrati, con le forze di polizia, hanno individuato i colpevoli. Non è vero che tutto resta impunito. In questo Paese il nostro Stato può farcela e reagire”.
“Si dice che la Toscana non è terra di mafia, ed è vero – ha proseguito il presidente – Ma questo non deve trarci in inganno. Sbaglieremmo a pensare che noi siamo del tutto esenti dalla mafia. La Toscana è terra di attrazione di investimenti. Come Regione siamo impegnati da tempo – ricorda Rossi – per una tenuta confiscata alla mafia sulle colline senesi, a Suvignano. Lo Stato ha sequestrato 700 ettari. Forse ce la faremo, ma sono troppi anni che chiediamo di utilizzare questa tenuta a scopi sociali. Abbiamo preparato con i Comuni e con le associazioni un progetto, possiamo fare di quella tenuta qualcosa di importante per la Toscana. Chiedo al governo e al Parlamento che intervengano per via legislativa: se c’è una comunità che presenta un progetto sociale, non si deve aspettare che arrivi una proposta più vantaggiosa economicamente, ma si deve assegnare subito, per dare lavoro prima di tutto ai giovani”. Rossi ha ric ordato la vicenda di Lucca, dove un bene confiscato è stato poi riconsegnato di fatto alla mafia, perché la migliore offerta era, appunto, riconducibile a un clan mafioso.
“Mi risulta che ci sia un miliardo di beni confiscati alla mafia, di cui il popolo sovrano deve riappropriarsi”, ha detto ancora Enrico Rossi, ricordando che l’attrazione della mafia avviene anche attraverso la presenza di stranieri.