Come ogni anno a Firenze il pomeriggio del 1 gennaio, dopo i festeggiamenti del Capodanno, è stato animato dal corteo per la Pace, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio che quest’anno ha voluto sottolineare i 50 anni dell'enciclica “Pacem in Terris” di Giovanni XXIII e il messaggio di Papa Benedetto XVI “Beati gli operatori di pace”. Il corteo partito da piazza Duomo ha raggiunto la Moschea e la Sinagoga. “Un passo insieme da fratelli e amici”, spiegano i responsabili della Comunità di Sant’Egidio.
Il segretario di Giovanni XXIII, l’Arcivescovo 97enne Loris Capovilla, ha inviato un messaggio di saluto da Sotto il Monte: “A motivo della freddezza di molti – scrive Capovilla – l’aria è satura di insoddisfazione, di paura, di tormento. L’uomo paventa la sua condizione di vittima o di carnefice. Nel caso e nell’altro grida la sua sventura. Solo se l’inquietudine nasce da nostalgia di luce e di grazia, la redenzione è vicina. La verifica avviene allorquando si riconosce d’aver compiuto assai pochi passi al seguito del divino Samaritano, di colui che si inginocchia accanto ai suoi fratelli incappati nei ladroni”.
Cinquant’anni di “Pacem in Terris” , continua Capovilla, è “celebrazione di fede. Chi crede vede, fa divampare la speranza, tende alla liberazione dal peccato, dalla tiepidezza, in particolare dagli egoismi”. “Unito a voi faccio riecheggiare il grido del prete Primo Mazzolari: Pace, nostra passione, nostra ostinazione”.
Tanti gli immigrati che hanno preso parte al corteo, in particolare gli amici della Scuola di Italiano della stessa Comunità diant'Egidio.