Correggio non parla d’altro; la vicenda di Encor srl, la società di proprietà del comune e che avrebbe dovuto occuparsi di energia, oggi venduta a poco più di 200mila euro a una seconda società di recente costituzione, dopo investimenti per milioni e milioni di euro di soldi pubblici, rischia di costare politicamente molto caro a chi ha gestito la vicenda. Sostanzialmente i vertici del comune correggese guidati da Marzio Iotti.
Si è addirittura costituito un comitato Correggio vialanebbia, composto da cittadini e personalità del mondo politico del centrosinistra reggiano, che stanno raccogliendo firme in tutti i luoghi più frequentati del comune, per portare il caso all’attenzione del consiglio sotto forma di mozione di iniziativa popolare. Molto più di un semplice atto di sfiducia verso l’attuale giunta; il sito è molto ben documentato e racconta, con l’ausilio di cronolgia e spiegazioni puntuali, una vicenda che balza all’occhio in tutta la sua improbabilità solo da poco, nonostante i suoi inizi, datati 2006, anno di nascita di En.Cor. Dopo aver ottenuto 30 milioni di prestito da tre banche e aver avviato progetti innovativi ma solo sulla carta perfino in Senegal, poche settimane fa è arrivato l’impietoso responso degli advisor pagati dallo stesso comune per una valutazione gestionale: una situazione di deficit cronico.

Ma quello che il comitato imputa al comune non è solo una storia di azzardo e incapacità imprenditoriale, bensì anche di silenzi e vuoti documentari. Fatto sta che il comune, dopo una serie di bilanci passivi di En.Cor ha dovuto cedere la società ma il passato, carico di misteri e responsabilità non ancora accertate, non va in archivio. Così come il futuro è tutt’altro che chiaro: intanto c’è già una perdita di 6,5 milioni di euro tra finanziamenti regionali e terreni comunali che lo stesso comune ha ceduto ad En.Cor prima della cessione. Poi c’è la vicenda dei 28 milioni di euro prestati dalle banche e che in questi anni il comune ha garantito ad En.Cor attraverso una sorta di fidejussioni.
E se la nuova società non dovesse onorare i debiti, i rischi che gli istituti di credito possano rivalersi direttamente sull’ente locale, sono molto concreti. Insomma parlare di terremoto politico, non ci sembra un’esagerazione giornalistica