Firenze – Lavoratori che chiedono l’applicazione delle misure di sicurezza, altrimenti … tutti a casa. Stamattina i portalettere fiorentini, che già ieri, attraverso il delegato RLS Edoardo Todaro, avevano reso pubblico il loro disappunto per essere inviati a distribuire le lettere senza alcun accorgimento, dovuto vista la situazione del Covid-19 e le disposizioni governative (la questione si era poi concretizzata anche in una segnalazione alla Procura) sono riusciti, minacciando di rifiutare di uscire, a ottenere almeno le mascherine.
Anche dalla Cub trasporti arriva la segnalazione che le misure, pure stringenti, di queste ultime ore non riescono a tutelare i lavoratori: “Rimane irrisolta – scrive il sindacato di base – la problematica della circolazione del personale ferroviario, in particolare di bordo e di macchina che è stato esentato da ogni limitazione di circolazione e dalle misure di quarantena previste da alcune regioni. In particolare il personale dei convogli a media e lunga percorrenza attraversa il paese, persino con soste lunghe nelle regioni più colpite dallaepidemia (per la presenza di turni di lavoro con soggiorni fuori residenza) e rientra poi nelle proprie regioni di residenza e dalle proprie famiglie con il serio rischio di essere veicolo di infezione. Lo stesso vale per tutto il personale che su questi treni svolgono servizi accessori quali accompagnamento vetture letto e cuccette, servizi di pulizia etc”. Per quanto riguarda invece i controlli di accesso ai treni e delle autocertificazioni dei viaggiatori, queste avvengono, denuncia la Cub, “in maniera sistematica solo nelle stazioni principali, non in quelle secondarie”.
Tensioni e mobilitazioni spontanee anche in Toscana, che potrebbero anche sfociare in decisioni di incrociare le braccia da parte dei lavoratori se non vengono rispettate almeno le minime disposizioni per la loro tutela.
Su questo stato delle cose, interviene Pablo Bartoli del Fronte di Lotta No Austerity. L’associazione nei giorni scorsi ha diramato una nota con la sollecitazione da parte dei lavoratori di ottenere misure stringenti ed efficaci per la sicurezza sul lavoro, fra cui l’appello alla cessazione immediata di attività da parte delle fabbriche con la chiusura dei luoghi di lavoro. “I provvedimenti governativi sembrano duri e pervasivi, ma non sono sufficienti, in quanto non solo non tutelano la salute dei lavoratori ma anche quella “sommersa” della platea degli invisibili e disoccupati. Rivendichiamo nel comunicato misure immediate con tutele sanitarie e finanziarie per i lavoratori. Fra le misure richieste, anche retribuzione al 100% e reddito di cittadinanza pari al salario medio di un operaio a tutti coloro che non hanno un lavoro o entrate sufficienti. Insomma, il cosiddetto reddito di quarantena”. D’altro canto, come sta diventando opinione comune fra gli economisti e ricordano i No Austerity, le misure a rate non riusciranno a risolvere il problema.
Intanto, tensioni anche all’Esselunga. Un “avviso” era già stato inviato il 10 marzo scorso da parte dell’Unione sindacale di Base, alla dirigenza dell’Esselunga di Firenze, nel quale si rilevava “uno stato di stress estenuante cui le lavoratrici/lavoratori sono sottoposti in questi giorni, nonché la carenza di misure appropriate per la prevenzione e la protezione di quest’ultimi”. Motivo per cui l’organizzazione sindacale proclama “lo sciopero a oltranza per tutti i siti e punti vendita” del territorio nazionale.
L’Usb richiama “le ultime disposizioni normative del DPCM 11.03.2020″, in cui “si precisa che laddove le lavoratrici/lavoratori riscontrino situazioni di pericolo che derivi dalla mancanza di DPI o misure opportune che mettano a repentaglio la salute dei colleghi, familiari e/ o della collettività, quest’ultimi hanno il dovere e l’obbligo morale di astenersi dal lavoro in qualsiasi momento della giornata lavorativa per la tutela di tutti/e”.