Una cosa è certa: l’offensiva della procura di Firenze arriva nel momento più difficile della storia di Coopsette. Il colosso cooperativo di Castelnovo Sotto, strangolato dalla crisi dell’edilizia, ha infatti avviato un difficile percorso di ristrutturazione del debito e risanamento aziendale. In questo percorso l’appalto da 77o milioni per la realizzazione dei lavori del passante ferroviario Alta Velocità di Firenze e della relativa stazione assegnato a Nodavia – controllata al 70% da Coopsette – è strategico in funzione del piano di rilancio.
Come accade sempre più spesso in Italia, il destino del cantiere è legato agli sviluppi di un’inchiesta giudiziaria.Per questo il presidente di Coopsette, Fabrizio Davoli al di là delle dichiarazioni di circostanza, lancia un messaggio molto preciso agli inquirenti: indagate, non abbiamo niente da nascondere, ma fate presto. Perché il tempo non è solo denaro, ma anche posti di lavoro. Certo, il presidente ammette che la stretta della procura giunge in una fase particolarmente delicata per la Cooperativa: “Stiamo portando a termine la ristrutturazione del debito e il momento non è sicuramente facile, ma ribadisco che da parte nostra c’è tutta la serenità di chi sa di avere agito correttamente”.
“Rispetto il ruolo della magistratura – continua Davoli – e non mi permetto di entrare nel merito dell’inchiesta ma proprio perché non abbiamo nulla da nascondere mi auguro che le indagini proseguano rapidamente. Siamo convinti che questa vicenda si concluderà con il riconoscimento della nostra completa estraneità alle accuse, per questo siamo a disposizione dei magistrati”. Il presidente di Coopsette spende poi parole di fiducia nei confronti dei dirigenti indagati: “Sono vicino ai dirigenti toccati da arresti o interdizioni. Io sono garantista da sempre e no ho dubbi sulla nostra etica imprenditoriale. Non ho paura perché il giudice più severo che conosco è lo specchio in cui mi guardo ogni mattina”.
Non deve stupire se la preoccupazione principale del presidente è la ripresa dei lavori, dalla quale dipende la sopravvivenza di Nodavia, quindi l’appalto fiorentino: “Confidiamo di riprendere i lavori già nelle prossime settimane, si tratta di una commessa importante per il Paese”.
Dopo il sequestro di 8 milioni di euro versati da Italferr (gruppo Fs), Nodavia è stata costretta a chiedere il concordato preventivo per non perdere l’appalto. A rallentare ulteriormente i lavori è stato il sequestro di 5 mesi a scopo probatorio della “talpa”, la fresa con cui dovrà essere scavato il sottoattraversamento fiorentino della Tav. Nei giorni scorsi la nuova tegola, con l’arresto di Maria Rita Lorenzetti, ex presidente della regione Umbria del Partito Democratico e fino a ieri presidente di Italferr (società di ingegneria del gruppo Ferrovie dello Stato) e di Fulvio Saraceno, presidente di Nodavia. Ai domiciliari sono finiti anche Valter Bellomo, geologo e componente della commissione Via del Ministero dell’Ambiente, Valerio Lombardi di Italferr, Alessandro Coletta consulente e componente di un’autorità di vigilanza sugli appalti pubblici e Aristodemo Busillo della Seli, la società incaricata dello scavo del tunnel. Interdetti dalle loro rispettive attività anche tre dipendenti del gruppo Coopsette: Alfio Lombardi, Maurizio Brioni e Marco Bonistalli. In tutto sono 31 le persone iscritte nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta. Le ipotesi di reato sono gestione abusiva dei rifiuti, truffa, corruzione, e associazione a delinquere.