Scienza e vita: a colloquio con Luigi Dei, Magnifico Divulgatore

Firenze – Di Luigi Dei, docente di Chimica al Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff” e Magnifico Rettore dell’Università degli studi di Firenze, la Firenze University Press (FUP) ha pubblicato numerosi libri, tutti di carattere divulgativo: un invito all’esplorazione e alla scoperta di ciò che si cela dietro alla banalità del vivere quotidiano.

A partire da Revealing Ravel: la scienza racconta Boléro che racconta la musica attraverso la scienza, Musica, scienziato! trilogia di monologhi “scientifantastici”, Molecole d’autore in cerca di memoria, liberamente tratto da Il Sistema Periodico di Primo Levi, Maria Sklodowska Curie, Lectio Magistralis sugli aspetti più salienti della vita di Marie Curie e le sue scoperte scientifiche, Voci dal mondo per Primo Levi, in sua memoria e, infine, i tre Diario Social di un Rettore, oggetto della nostra conversazione.

Di tutti questi libri è possibile acquistare una copia a stampa, ma è anche possibile scaricarne una elettronica “…perché – come dice il Professor Dei – a me non interessa il guadagno, mi interessa che i miei libri vengano letti e che i diritti d’autore siano devoluti in premi per la divulgazione scientifica”.

L’operazione di divulgazione della scienza è socialmente molto importante, I suoi libri, oltre che in ambito universitario, dovrebbero circolare anche tra gli studenti delle scuole medie superiori e tra i lettori desiderosi di nuove scoperte.

Con le presentazioni nelle librerie cerco di far conoscere ciò che scrivo ad un pubblico più vasto ed eterogeneo. Prossimamente, probabilmente a fine marzo, sarò a Pescara invitato a partecipare ad una manifestazione mirata alla divulgazione dei libri nelle scuole medie superiori. Presenterò il mio terzo diario – “Scrivendo appunti diversi” – alla Feltrinelli di Pescara e la mattina seguente ne parlerò con gli studenti di un Liceo che, nel frattempo, lo avranno già letto.

La prima domanda che le pongo riguarda la sua attività di divulgatore della scienza. Come è nata l’idea di diventare divulgatore oltre che ricercatore, studioso e docente universitario? A questo proposito, nel 2015, per Musica, scienziato! ha ricevuto una Menzione Speciale al Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica.

In breve, le dirò che tutto è nato dalla mia esperienza di “ripetitore” quando già da studente fornivo ripetizioni a chi ne aveva bisogno. Anche negli anni successivi, da docente di Liceo prima e universitario poi, mi sono chiesto perché, durante la lezione, le informazioni non arrivavano sempre a tutti: una percentuale di studenti ne restava esclusa. Mi sono detto che probabilmente esisteva un problema di “strumento comunicativo”. Quando “ripeti” a qualcuno le cose che non ha capito devi sforzarti di non essere nozionistico e devi cercare strumenti, utilizzando anche la fantasia, che scardinino la struttura mentale, quando questa è restia. Facendo quello che chiamo scientifantasia: iperbolizzando il risultato scientifico per spiegare la scienza, tuttavia senza banalizzarla, ma utilizzando un linguaggio e un approccio affabulatorio e accattivante.

Un invito a meravigliarsi e a non appiattire tutto, dunque.

Certo, come l’esempio che cita il professor Tellini nell’introduzione all’ultimo Diario, ovvero di una mattinata nebbiosa che diventa lo spunto per domandarsi “ma cos”è la nebbia?” un invito ad aguzzare la curiosità, anche sul banale, perché se la si aguzza sul banale poi la si aguzza anche su tutto il resto.

Quindi un invito ad osservare, a stare vigili, a guardarsi intorno e a non dare niente per scontato.

… e, soprattutto, come diceva Proust, “La vera scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel vederli con nuovi occhi” la stessa cosa vista con occhi nuovi diventa una scoperta: la nebbia, una goccia d’acqua, una bolla di sapone, che io cerco di far vedere in una prospettiva diversa, con uno sguardo nuovo.

La seconda domanda riguarda il rapporto fra scienza, arte e letteratura, suo padre era un violinista del Teatro Comunale di Firenze. Lei ha introdotto in questo ambiente, culturalmente ricco, anche il suo amore per la scienza, per la chimica.

Ho sempre creduto nel valore unitario della cultura. Non ci sono tante culture, una scientifica, una umanistica e via discorrendo e allora mi piace far vedere che, guardandole con occhio nuovo, le formule, i numeri, le equazioni, da molti considerate fredde, impersonali in realtà sono emozionanti, sono belle.

 Lei scrive nel Diario Social n. 3 – Scrivendo appunti diversi: “ci si diverte con la scienza, fare ricerca è divertente” .

Lo penso davvero, perché si scoprono cose nuove. Come presumo che sia “divertente” per un pittore fare un quadro e alla fine dell’opera dire “oh, questo non c’era prima!”. C’è una bellezza insita nella capacità della creatività e dell’ingegno umano di produrre qualcosa di nuovo, che sia la scoperta della relatività o ogni altra scoperta. Poi, è chiaro, la scienza ha un linguaggio complesso e per farne apprezzare la bellezza bisogna trovare delle forme di comunicazione sui generis, altrimenti è difficile apprezzarla e questo è l’obiettivo che mi pongo. Oltre a scrivere, faccio degli spettacoli in cui sfrutto il potere evocativo, emozionale della musica per veicolare concetti scientifici. La gente rimane sorpresa quando rileggo il Bolero di Ravel in chiave scientifica, spiegando come funzionano i singoli strumenti e, ad esempio, in che maniera il suono esce dal flauto. Sorprendere è il sistema migliore per incuriosire e, soprattutto nei giovani, la curiosità e l’amore per la scoperta sono fattori estremamente importanti.

Presumo che le sue lezioni rimangano impresse nella memoria dei suoi studenti.

A volte mi incontro con i miei studenti del Liceo scientifico che ricordano lezioni rimaste impresse nella loro memoria, come fossero aneddoti, ad esempio mi dicono: “ricordo benissimo quello che ci raccontò – se il nucleo è un pallone da calcio in piazza del Duomo, l’ultimo elettrone orbita a Rifredi …”. In seguito questi ragazzi hanno scelto altri percorsi di studio e di vita, ma quelle cose non le hanno più dimenticate, forse perché le hanno trovate divertenti, hanno suscitato sorpresa e meraviglia, imprimendosi così nella memoria.

La terza domanda riguarda l’uso dei Social Media. Ne sta usando altri oltre a Facebook?

Ho cominciato ad usare Facebook anni fa, quando entrai in campagna elettorale per diventare Rettore. I miei sostenitori mi fecero presente che non potevo farne a meno. Presto ne intuii l’importanza, tutto il valore aggiunto e capii che avrei dovuto imparare ad usarlo. All’inizio adottai questo strumento per pubblicare anche raccontini e poesie. Come vede continuo ad usarlo, anche per far passare il messaggio che l’Università è una cosa viva e che, immersa nella contemporaneità, non demonizza le nuove tecnologie ma, anzi, le sfrutta al meglio.

Certo, l’Università non può aver paura dei cambiamenti.

Esatto. Chiamando il libro Diario social di un Rettore volevo mettere in evidenza queste tre parole: Social, che rappresenta la contemporaneità, Rettore, che è il rappresentante di una Istituzione fondamentale per le società civili, infine Diario, che riporta un po’ ad una tradizione, perché scrivere un diario vuol dire memoria, tradizione, vuol dire lasciare ai posteri qualcosa, questa miscela di tradizione, innovazione e anche svecchiamento di un’ istituzione piena di ragnatele mi piace molto.

Foto: Luigi Dei

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