Firenze – Comincia in sordina, il corteo contro le morti sul lavoro e per la costituzione di un giardino pubblico, voluto coram populi al posto del “cantiere della strage”. come ormai è conosciuto il cantiere Esselunga in cui a febbraio trovarono la morte cinque operai a causa del cedimento di una trave di cemento armato che si tirò con se tre piani della costruzione in fieri che avrebbe dovuto ospitare un altro centro commerciale in via Mariti. Comincia in sordina, ma poi si ingrossa via via lungo il percorso, fino ad arrivare, in via Ponte di Mezzo, a circa un migliaio di partecipanti. Organizzato dall‘Assemblea 16 febbraio, che riunisce varie sigle e associazioni fra cui il Cpa Firenze Sud, il sindacalismo di base e altri soggetti della sinistra fiorentina, l’iniziativa, che si è tenuta ieri sabato 23 marzo, dà voce da un lato alla necessità di frenare le morti sul lavoro (ad ora 181 nel 2024), dall’altro per spalleggiare la richiesta, avanzata da anni, del comitato del quartiere di avere nell’area dell’ex Panificio militare, un giardino pubblico, necessità ancora più sentita ora, dopo l’ennesima strage di lavoratori.
Una manifestazione che nasce dal basso, come sottolineano i promotori, che chiede giustizia per i cinque lavoratori (quattro stranieri) schiacciati dal crollo, ricordando che le indagini per chiarire dinamiche e responsabilità sono ancora in corso. Ma intanto, la richiesta è quella di intitolare il nuovo parco alla memoria delle 5 vittime, chiamandolo con i loro nomi: “Luigi Coclite, Mohammed El Farhane, Taoufik Haidar, Mohammed Toukabri, Rahimi Bouzekri. Non dimentichiamo”, è ciò che si legge nello striscione in testa al corteo. Nel fluire della gente, il ritmo lo danno i tamburi della ex Gkn, presente con una delegazione del Collettivo di Fabbrica, e i consiglieri di Spc, Antonella Bundu e Dmitrij Palagi, Sandro Targetti, Rfc e Rete Antisfratto Fiorentina.
Una questione, quella del Parco pubblico richiesto da anni dalla popolazione al posto dell’ennesimo centro commerciale, che tuttavia non può non tracimare sulla politica fiorentina, alle prese con le nuove elezioni, come mette in chiaro Francesco Torrigiani, di Firenze Città Aperta, che spiega: “Per quanto riguarda il cantiere Esselunga, non si mette in discussione il super mercato, Anzi, il sindaco Nardella ha chiesto alla proprietà di accelerare con le opere accessorie, il che significa che indietro non si torna, mentre noi appoggiamo i cittadini nella richiesta del parco pubblico e che in generale si fermi questo proliferare di super mercati.”. Del resto, allargando il discorso al Piano Operativo Comunale, che con l’acronimo Poc sta campeggiando nell’attenzione politica delle ultime settimane, Torrigiani spiega: “Nardella parla di un miliardo e cento milioni di investimenti che rischiano di andare in fumo se non venisse approvato, come della perdita di diecimila posti di lavoro temporanei legati a questo investimento. Ma i posti di lavoro temporanei significa subappalto, e la manifestazione di oggi è proprio per dire di no a logiche lavorative che abbiamo visto a cosa portano, Per quanto riguarda il miliardo e passa, si tratta di una dichiarazione risibile, così come è ridicola la cifra che riguarda le opere accessorie, ovvero 23 milioni, una percentuale infima”.
Mario Carluccio, dell’Usb, mette sul tavolo “il problema principale, ovvero le morti sul lavoro. “Da più di un anno ci battiamo per luna proposta d legge che prevede l’introduzione del l reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime. Non bisogna dimenticare che in quel cantiere sono morti 5 operai che lavoravano in un sistema malato di appalti e subappalti, dove i diritti vengono sempre meno. Siamo a favore, ovviamente, del fatto che non venga costruito il super mercato, dal momento che sarebbe un supermercato con gli scaffali sporchi di sangue. Sosteniamo la costruzione del Parco pubblico intitolato alle vittime. Ma il tema centrale è quello delle morti sul lavoro e come fermarle”.
Cobas in corteo, “la nostra presenza ci sembra dovuta – dice Alessandro Nannini, storico esponente dei Comitati di Base dei lavoratori – vista la strage avvenuta e il fatto che ormai le morti sul lavoro si possono classificare come veri e propri omicidi, Ciò che è successo in via Mariti è lampante: appalti su appalti, leggi che non tutelano i lavoratori ma solo il profitto. Per quanto riguarda il caso di via Mariti, credo vada fatta una riflessione sul problema dei migranti (4 sulle 5 vittime erano lavoratori stranieri) nel senso che chi scappa dalla guerra e dalla miseria totale e raggiunge l’Italia, è costretto nella schiavitù, a fronte del restringimento della concessione dei permessi di soggiorno senza i quali non si può prendere la residenza e quindi si rimane invisibili a tutti gli effetti. Una condizione che costringe a lavorare in clandestinità, a incrementare la piaga del caporalato pagando i caporali per poter lavorare. Attenzione, perché la guerra fra ultimi e disperati che è stata innescata, ha il suo naturale sviluppo nella corrosione dei diritti di tutti i lavoratori”. Infine, cosa si può fare per arginare l piaga delle vittime sul lavoro? “Non ho molta fiducia nella proposta della Cgil, questa sorta di patente a punti, troppo facilmente aggirabile – continua Nannini – bisognerebbe invece incrementare e rendere più pesanti i controlli. Se si pensa che in Italia un’azienda viene controllata in media una volta ogni 14 anni (parlo di ispettori dell’ispettorato del lavoro) si capisce che la sensazione è quella di un’impunità diffusa. Infine, il sistema degli appalti e subappalti a cascata va fermato”.
Edoardo Todaro, del Cpa Firenze Sud, pone sul tavolo il tema centrale: “Il tema più importante, che è quello che ha dato il cosiddetto la alla manifestazione odierna, è quello delle cinque morti sul lavoro, avvenute in un cantiere per la costrizione di un ennesimo centro commerciale in un quartiere che è già pieno di centri commerciali. Si tratta di una contestazione a tutto raggio dell’uso capitalistico del territorio. Non per rinvangare il passato, ma il Cpa è già passato dalla costruzione a Gavinana di un centro commerciale; centri commerciali che abbiamo toccato con mano quanto diventino peggiorativi della vita degli abitanti di un quartiere, anche per la distruzione della rete di piccole attività commerciali presenti . A maggior ragione ci sembrava importante l’iniziativa di oggi, sposando in pieno le parole d’ordine, Sì al Parco e no al sistema di lavoro ormai inveterato che produce morti e feriti fra i lavoratori. Con una precisazione: la volontà di avere il Parco al posto dell’ennesimo centro commerciale è una volontà espressa dal quartiere, dai cittadini, che si stanno mobilitando per ottenerlo”. Volontà popolare che per ora tuttavia non sembrerebbe trovare sponde certe, al di là delle dichiarazioni, nelle istituzioni.
Il corteo si conclude in piazza Leopoldo, ma da qui un gruppo numeroso si porta nella Terza Piazza, ovvero nell’area adiacente davanti alla Coop, dove dà vita un aperitivo solidale con chi vorrebbe utilizzare quello spazio anche per obiettivi di socializzazione, oltre che per entrare nel supermercato. “Il problema è di sistema – dice Francesco, conosciuto col nom de plume Fraska, giornalista-strillone di Fuori Binario – gli spazi sono desertificati e rispondono all’obiettivo di farti entrare nel supermercato, dal momento che non ci si può neanche fermare in quanto fuori non c’è niente. L’idea, anche in questo caso, è quello di fare riappropriare il quartiere, i cittadini, di questi spazi. Ovviamente, c’è anche il supermercato, ma il parco non è del supermercato. E’ il supermercato che è nel quartiere, dentro il parco. Il parco deve tornare ad essere dei cittadini, che lo vivono e se vogliono entrano al supermercato”. Una logica stringente, anche nell’ottica del degrado e della pericolosità dell’area sottolineata da molti residenti. “Gli spazi vuoti, desertificati, diventano a breve ingestibili – commenta un residente – ma se si riempiono di persone, la sicurezza è tutelata”. Del resto, come sottolinea Fraska, la richiesta del parco pubblico in via Mariti ed ora della riappropriazione da parte dei residenti della piccola area soprannominata “terza piazza” sono tutte richieste che vengono dal basso, a testimoniare l’esigenza di “riaprire” spazi di socializzazione: belli, verdi, ben tenuti. E per tutti.
Segnalo un errore: in piazza leopoldo c’è la coop, che osteggiata da tempo i venditori di Fuori Binario, e non esselunga