Firenze – Bando per il contributo affitti del Comune di Firenze, sono in tanti ad aspettarlo, anche perché per molti da esso dipende la possibilità di pagare il canone o di entrare in mora, con le conseguenze a tutti note. Ebbene, il bando quest’anno ritarda, di circa un mese, ad ora. E sul ritardo si crea un piccolo giallo.
Infatti, il motivo sembra davvero sia da attribuirsi a una sorta di educato confronto fra uffici: regionali e comunale. E oggetto del “garbato” confronto è il corpo di regole da applicare quest’anno per l’accesso al contributo.
Facciamo un passo indietro. Con le attuali disposizioni, il contributo affitto riguarda a Firenze circa un migliaio di famiglie. Di queste quelle in fascia A del 2018 sono sicure di ottenere tutte il contributo, e sono quelle che attendono il bando 2019 con più speranza. Ma anche quelle della fascia B hanno buone possibilità di ottenerlo. Ma con l’applicazione dei criteri di selezione della legge 2/2019, che detta i requisiti di accesso al bando per le case popolari, i problemi si complicano, tanto che in molti resterebbero senza contributo affitto.
Perché? I criteri di accesso alle case popolari, come più volte rilevato anche su queste pagine, sono già molto “severi” per quanto riguarda le assegnazioni, ma se immessi nel sistema contributo affitti rischiano di diventare letali, nel senso dell’esclusione di un bel numero di famiglie.
I perché sono da ritenersi collegati strettamente ai requisiti richiesti dalla legge 2/2019 Erp, che, già macchinosi e di non facile applicazione nei casi di accesso all’edilizia popolare, diventano “impossibili” se applicati ai tempi ristretti richiesti per l’accesso al contributo. Una querelle che ad ora è tutta amministrativa, ma che non mancherà certo di assumere toni politici, dal momento che la scelta se ridurre o ampliare la platea dei beneficiari, al di là delle risorse scarse o meno dei Comuni, è di tutta evidenza di natura politica e non può essere attuata con scelte puramente amministrative.
Andando nel dettaglio, e tenendo per fermo che i vincoli immobiliari e mobiliari e complessivi mutuati integralmente dalla legge 2/2019 si aggiungono a quelli già esistenti riguardanti i valori ISE e ISEE, il problema si pone ad esempio per il calcolo del valore mobiliare del richiedente. Infatti, a parte la macchinosità del calcolo che già crea impaccio nella stessa istruttoria ai fini di accesso all’Erp, nel caso preso in esame del contributo affitti la brevità dell’istruttoria aggrava la situazione. Non solo: andando a indagare anche sugli eventuali risparmi del soggetto, tale ulteriore criterio va a ricadere proprio su quella “fascia grigia” che dovrebbe essere oggetto in primis del beneficio del contributo affitto; e in questa fascia, ancora di più i single, che magari risparmiano assoggettandosi a ogni sorta di ristrettezze per crearsi una piccola riserva cui attingere in caso di emergenza. Riserva che potrebbe costare loro il contributo.
L a situazione non migliora, rebus sic stantibus, per quanto riguarda i criteri di valutazione del patrimonio immobiliare, che riguarda in particolare la già controversa questione della titolarità in testa al richiedente di proprietà, uso, usufrutto, abitazione di immobili o quote di essi al di fuori del territorio nazionale. Basti pensare, al di là di tutte le discussioni, che per giungere alla valutazione di questo criterio serve la certificazione delle autorità straniere, a carico del richiedente. Messo da parte il caso evidente di paesi che per motivi di ogni tipo non hanno il catasto, anche negli altri casi sarebbe ben difficile stabilire l’effettiva consistenza patrimoniale dell’immobile dichiarato, in particolare con riguardo con i criteri fiorentini di valutazione patrimoniale; e in ogni modo, la lunga e tortuosa strada di acquisizione dei documenti elativi mal si sposa alla necessità di avere istruttorie brevi e veloci per accedere al bando del contributo affitti.
Del resto, pare che il principio fondante della scelta sia da ricercarsi, secondo quanto il confronto fra uffici regionali e comunali sul punto ha fatto emergere, proprio in quell’esito di natura politica ci si è accennato sopra, vale a dire, a fronte del restringersi delle risorse comunali, una conseguente “restrizione” della platea degli aventi diritto.
Il principio, dichiarato, da parte dell’amministrazione regionale sarebbe in primo luogo quella “dell’omogeneità” amministrativa. Tuttavia, appare chiaro che, mentre il sistema Erp è rivolto a famiglie che non sono in grado di sopravvivere sul mercato, il sistema “contributo affitto” è rivolto essenzialmente all’aiuto di quella Fascia grigia non abbastanza “povera” per la casa popolare, ma neppure abbastanza “ricca” per restare sul mercato senza sacrificare la maggior parte del proprio reddito. Insomma par di capire che è proprio “il mirino” a essere puntato nel modo sbagliato. A tutto questo, si aggiunge anche qualche problema di “definizione”: cosa significa in concreto un concetto come “reddito congruo”?…
“Il problema, al di là dei rilievi posti, che tuttavia in ogni caso sono sostanziali – commenta la segretaria del Sunia torcano Laura Grandi – è di fatto il riconoscimento o meno della natura di aiuto del contributo al reddito famigliare. Applicare i complessi criteri richiesti per un istituto di tutt’altra natura come l’accesso all’Erp al bando del contributo affitti, significa non solo “depennare” un cospicuo numero di famiglie con esiti spesso disastrosi sul loro reddito (col rischio concreto di ritrovarli poi in fila nella lista dell’Erp) ma anche disconoscere la natura stessa dell’istituto del contributo affitti, strumento adibito a dare “una mano” proprio alla famosa grigia, per evitare che piombi in “fascia nera”. Perciò, invitiamo gli uffici di entrambi gli enti a valutare molto bene proprio la diversità sostanziale nella natura e nel merito dei due istituti. Da aggiungere anche che l’istruttoria in questo modo rallenta tantissimo le domande. A Firenze, dove esiste anche un contributo straordinario di 3 milioni in due anni, il rischio di strangolare le domande in ulteriori complicazioni è altro, e si rischia di non arrivare in tempo”. Dunque, occorre velocizzare il bando contributi affitto: sono molte le famiglie che stanno aspettando col cuore in gola che si decida della loro sorte. O meglio, del loro “tetto”.