Firenze – Sempre più vorace, sempre più pervasivo. Si sta parlando dell’impatto che gli oltre 10milioni di turisti che arrivano a Firenze secondo le statistiche ufficiali hanno sul mercato immobiliare e in particolare sul mercato degli affitti. E il segno dell’osmosi che si sta verificando fra affitti residenziali e turistici, arriva anche da un profilo insospettato, ovvero il linguaggio contrattuale. A segnalare questa modifica linguistica che la dice lunga sulla questione, è il Sunia, che per legge è tenuto ad attestare la regolarità contrattuale dei contratti di locazione concertati per dare il beneplacito all’applicazione della cedolare secca. Un controllo che vale per ogni tipo di contratti, da quelli residenziali ai transitori a quelli agli studenti. In particolare è sui contratti transitori (ma non solo) che si scarica tutto il peso lessicale di una mutazione in corso. Ad esempio, su almeno 5 contratti transitori visionati in circa sette giorni, è usato il termine “chek-in” e “chek-out” per inizio e cessazione del periodo.
“Non solo – dice Laura Grandi, la segretaria regionale del Sunia – si arriva a prevedere il cambio biancheria, la pulizia, e agevolazioni per la settimana corta”. Un punto quest’ultimo che la dice lunga, perché il sospetto, è inutile negarlo, arriva puntuale: vale a dire, se si arriva allo “sconto” sul canone se il residente (pur temporaneo) se ne va dal venerdì al lunedì, si pensa subito all’utilizzazione “a reddito” dello spazio week-end. Insomma, il proprietario guadagna sui giorni che resterebbero (in bassa stagione) vuoti, recuperando la vocazione turistica di utilizzo nel week-end.
Sembra di parlare di casi sporadici o teorici, e invece la concretezza irrompe. Ad esempio, come registra il Sunia, ci sono famiglie che devono lasciare l’appartamento per finita locazione. Bene, sono famiglie in regola con il canone e soprattutto capaci di posizionarsi sul mercato in una fascia ritenuta “media”. Ebbene, anche per queste famiglie la ricerca non è facile, tant’è vero che molte si sono viste offrire i “9 mesi”: vale a dire, appartamento affittato alla famiglia per nove mesi di bassa stagione, poi libero per i tre mesi estivi, poi di nuovo usufruibile dalla famiglia. Con tanto di consiglio di “posteggiare” i figli, nei tre mesi estivi, dai nonni. Insomma, ciò che cambia, passando dal lessico al concetto stesso di casa, è proprio l’idea dell’abitare.
“Una delle spie che lampeggiano in queste situazioni – commenta Grandi – è senz’altro il fatto che ormai a Firenze non ci sono zone per l’accoglienza turistica e altre no, ma c’è la diffusione territoriale che non tralascia neppure zone tradizionalmente fuori dal flusso come via Pistoiese, o via di Ripoli. In questi casi le abitazioni scontano naturalmente il fattore della bassa stagione, che sia pure in presenza di una larghissima domanda, non godono, come le case del centro storico, di una domanda pressochè continua. Ed ecco allora i fenomeni dell’offerta delle case sul mercato della locazione residenziale, mantenendo però il più possibile i caratteri “smart” della locazione turistica”.
Un altro dato è che l’ampliamento dell’offerta anche in zone non propriamente turistiche ha portato a una lieve diminuzione della redditività dell’affare. Sì, ma relativamente, come sottolinea la segretaria del Sunia, sempre tale tuttavia da invogliare a “entrare nel giro”.
“Ormai l’affitto turistico sta fagocitando le vere ragioni dell’affitto residenziale, quelle della famiglia che vuole (o deve) risiedere in città. Compreso l’abitarci e il viverci, che è concetto diverso e più complesso. Ciò che succede è uno stravolgimento che passa dai termini lessicali contrattuali per arrivare allo spezzettamento dei tempi di locazione, mettendo in crisi la funzione sociale e concettuale dell’abitare”. Di fatto, ciò che si verifica è tutto sommato la nascita di un ulteriore, nuovo profilo di precarietà nell’abitare: insomma, dopo il “lavoro a tempo”, la “casa a tempo”.
“Si tratta di un imbarbarimento della città. Ripartiamo dal problema abitativo, non dimenticando che è la politica che deve dare soluzioni, a partire, nel caso specifico, dall’amministrazione fiorentina. La proposta? E’ sempre quella: la convocazione di un tavolo comune con le parti sociali”.
Foto: Luca Grillandini copertina “Firenze periferia”.
Interno, la segretaria del Sunia regionale Laura Grandi