Contese medievali: “la mia chiesa è più madre della tua”

Firenze – Il Comune medievale di Brocco si estendeva sul versante soleggiato della vallata dello Scoltenna nell’Appennino modenese ed era composto da tre unità distinte ma unite amministrativamente.

Oggi il ricordo di questo Comune non più esistente da secoli si è affievolito ed è significativo che un recente libro di Andrea Pini, frutto di accurate e vaste ricerche d’archivio, aiuti a conservarne la memoria.

Il saggio che è corredato anche da un ampio materiale fotografico s’intitola Serpiano. Vicende di comunità nel territorio di Brocco (pubblicato dall’editore Iaccheri di Pavullo nella collana Le perle del Frignano) e s’incentra, appunto, sull’abitato di Serpiano (oggi frazione di Riolunato) che faceva parte della Comunità di Brocco insieme a Barigazzo e allo stesso Brocco ,un paese cancellato alla fine del XV secolo da una rovinosa frana e a cui subentrò l’abitato di Castellino.

Serpiano era detto più anticamente Rocchicciola in quanto era difeso da una piccola rocca su uno sperone scosceso. Ma la parte più rilevante di questo libro è la narrazione – fatta con uno stile agile che la rende avvincente – della lunga contesa fra le comunità parrocchiali di Serpiano e di Castellino, eredi dell’antica chiesa madre di Brocco, una rivalità che dette vita ad una lotta accesa per la supremazia dell’una sull’altra. Non fu solo una questione ecclesiastica ma coinvolse entrambe le popolazioni perché all’epoca con le strade malagevoli, recarsi a Serpiano per le funzioni religiose era difficoltoso specie nella stagione invernale

Ci fu, ad esempio, l’episodio di una processione a Castellino che fu vietata dal Vescovo e gli abitanti furono esortati a recarsi a quella di Serpiano. Da qui richieste di avere quanto meno un cappellano che venivano respinte e provocarono ricorsi anche al Legato pontificio di Bologna (così che la vicenda arrivò fino in Vaticano).

“Storie d’altri tempi – commenta il libro di Pini – di quando in genere la parrocchia era un tutt’uno con la comunità, il campanilismo non era folklore, ma un sentimento profondo e la religiosità l’essenza della vita quotidiana”. E l’autore rileva che si trattava di una contesa combattuta per lo più a suon di documenti, ma che “raggiunse livelli tali da sfiorare lo scontro fisico tra gli elementi più intransigenti”

Insomma, da questa ricostruzione che utilizza il vasto materiale dei due archivi parrocchiali  emerge un quadro vivo della società contadina e montanara delle epoche passate, in cui il sentimento comunitario era fortemente sentito – si legge all’inizio del volume  – e poteva portare ad atti “che a noi oggi appaiono anacronistici, perché quella società ha ormai cambiato volto con l’avvento dei tempi moderni che tutto ha uniformato”.

Andrea Pini spiega che i parroci “nel loro faticoso e reiterato tentativo di dimostrare la matricità della propria chiesa e quindi la superiorità sulla loro indocile vicina sono andati alla ricerca delle radici di tali presunti privilegi consultando antichi documenti oggi ora  perduti”. Documenti riprodotti in memoriali divenuti preziosi fonti storiche. Ma l’autore sottolinea che se questo parrebbe facilitare il compito dello studioso, è invece necessario eliminare “i frutti velenosi delle interpretazioni forzate e delle ricostruzioni soggettive” e aggiunge che i litigi tra parrocchie talvolta definiti “sacre discordie” frequenti nel lontano passato, in questo caso specifico non erano contese per privilegi e onori ma più prosaicamente per le redite con cui il parroco si manteneva e rinunciare a una parte anche piccola del beneficio avrebbe significato la miseria.

In effetti, queste realtà che oggi sono fiorenti centri turistici, secoli fa erano povere oltre che di piccole dimensioni.

La sindaca di Riolunato Daniela Contri ha scritto nella Prefazione che non aveva dubbi che il lavoro di Andrea Pini fosse interessante, ampiamente documentato e prezioso per la storia del territorio, ma ciò che l’ha davvero colpita è che il libro è prima di tutto una storia di uomini all’interno della quale si svelano con costante continuità i tratti tipici della natura umana con un intreccio di atteggiamenti meschini, intimidatori e di gesti di generosità, laboriosità e sentita devozione.

Nel libro che si rifà anche a cronache dell’epoca, si osserva che nei tempi antichi il  territorio era molto abitato ma nel corso dei secoli si spopolò

In proposito, Andrea Pini osserva che nel XIV secolo, alle causa naturali si aggiunsero le contese fra Modena Bologna e Lucca, tanto che le comunità montane si impoverirono e molte scomparvero nelle continue guerre. Gli Este occuparono il territorio già dal 1337 e poi nel 1408 dopo aver chiesto l’apporto di Lucca per porre fine al coraggioso ma vano tentativo del celebre condottiero Obizzo da Montegarullo che fu sconfitto proprio dai lucchesi nell’assedio di Roccapelago.

Un episodio importante fu quando la Rocchicciola di Serpiano centro della omonima podesteria si arrese alle truppe lucchesi di Paolo Guinigi che si impossessarono del territorio e gli Este solo nel 1430 poterono consolidare il loro potere e unirono questo territorio alla provincia di Sestola quando il Guinigi, a Lucca, fu spodestato e imprigionato.

 

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