Il carrello della spesa delle famiglie italiane rischia di essere uno dei bersagli preferiti della crisi. E a concorrere a questo poco gradevole "tiro a segno" ci sono tante cause. Il collante principale, è ovvio, è la crisi, che stringe borse e borsellini degli italiani. E anche la cinghia, proprio sui beni più irrinunciabili, quelli alimentari.
I dati emersi da un'indagine di Unioncamere Toscana la dicono lunga. Le vendite al dettaglio nella nostra regione perdono oltre 4 punti percentuali (-4,2%) rispetto allo stesso periodo del 2010.
Le famiglie toscane, sotto la spada di Damocle di disoccupazione e inflazione adottano stili di vita sempre più sobri. Così, il fine anno 2011 si rivela come il peggiore anche rispetto al biennio di recessione 2008-2009. Aggiungiamo l'aumento dei prezzi al consumo dei beni del commercio al dettaglio (+2,2%, stima per la Toscana) e la frittata è fatta.
Per quanto riguarda in specifico il settore agroalimentare, il nuovo record della benzina, con "pieno" a 93 euro per un'auto a media cilindrata, è una nuova, incredibile mazzata alla famosa spesa alimentare. Tralasciando le ricadute feroci in tutti i settori, in un paese dove l'88% di merci viaggia su gomma, nel settore agroalimentare benzina, trasporti e logistica incidono, secondo una stima di Coldiretti, per circa un terzo sui costi. Considerando che un pasto, come ricorda l'associazione di categoria, percorre in media qusi duemila chilometri prima di approdare sulle tavole.
E proprio da Firenze, dal II Convegno di Agriventure, la società del Gruppo Intesa Sanpaolo, emerge un dato significativo: l'agroalimentare segna un +6% di crescita sul fatturato, dato che incorpèora anche l'aumento dei prezzi ala produzione. Dato significativo soprattuto confrontato con il calo dei consumi interni, che segna invece un -1,5%. Dunque, il volano è l'export. Che nel report del convegno è visto con "ampi margini di miglioramento".
Intanto il Ministro Mario Catania, anch'egli presente al congresso, punta il dito, per quanto riguarda la crisi che investe il settore e in particolare le aziende, "sul rapporto dell'impresa agricola con la filiera: i nostri agricoltori ricevono dal mercato una remunerazione troppo bassa perche' troppo valore viene trattenuto negli anelli che sono a valle dell'impresa agricola''.