Prato – Le elezioni amministrative del Comune di Prato conclusesi poco meno di un mese fa con l’elezione della prima sindaca donna Ilaria Bugetti e che dovevano segnare, pur nelle diversità, una linea di continuità con la politica riformista dem dell’ex sindaco Biffoni,ha iniziato a mostrare le prime zone d’ombra. A cominciare dalle deleghe forti che la neo sindaca ha voluto tenere per sè: cultura,sport, urbanistica ed istruzione con i rispettivi ampi campi di competenza che,seppur motivate dalla sua poca conoscenza della macchina amministrativa comunale,(così si era espressa la sindaca il giorno dell’ insediamento), tuttavia hanno fatto scuotere la testa non solo agli stessi dem, ma anche all’opposizione e a non pochi osservatori esterni.
Inoltre dopo l’elezione al fotofinish di Lorenzo Tinagli a presidente del Consiglio comunale, al posto dell’uscente Gabriele Alberti,indicato dalla corrente riformista che fa capo a Biffoni, sembrerebbe emergere la volontà di indebolire quell’area politica dell’ex sindaco allontanando i suoi da ruoli di vertice. Mosse che,stando ai ben informati, potrebbero anticipare vere e proprie rese di conti in vista delle prossime elezioni regionali. E ha sorpreso forse,ma non troppo, che in questa delicata partita di posizionamenti, un ruolo decisivo l’abbiano avuto non solo il segretario Biagioni, ma anche il deputato Pd Marco Furfaro,(entrambi area Schlein), quest’ultimo affacciatosi a sorpresa in Consiglio Comunale poco prima che avvenissero le votazioni. Situazioni mai accadute in passato e che hanno fatto dire non senza amarezza ad Alberti, “Il segretario, è evidente, non rispetta la terzietà del suo ruolo”, e “Trovo singolare anche che un deputato della Repubblica si sia scomodato per venire a Prato quando il paese ha ben più importanti problemi da risolvere”. Intanto non sfugge che a Firenze,all’indomani dell’elezione della sindaca Funaro, un gruppo interno al Pd, che rivendica una collocazione Schleiniana, abbia messo nero su bianco l’insofferenza contro la linea della stessa segreteria nazionale ritenuta ancora troppo morbida circa le correnti interne; sulla separazione delle carriere, cioè la non compatibilità di chi ha cariche contemporaneamente dentro e fuori il partito; sul lavoro, la povertà, l’inclusione, la casa, materie che,secondo i firmatari, non vengono affrontate dal partito come invece avveniva nei tempi passati. Motivo per il quale si sono dati come nome “Sinistra”. Ancora è presto per capire se si tratti di una polemica tutta interna al Pd fiorentino o qualcosa che anticipi altro,(c’è chi parla di scissione),fatto sta che gli 80 militanti che hanno sottoscritto il documento rivendicano quelle materie di competenza che appartengono alla sinistra italiana e più in generale alla tradizione della sinistra europea, la “The Left”. Che si batte da anni nel Parlamento Europeo per i diritti civili e dei lavoratori, è contraria a un inasprimento delle politiche migratorie e ha un orientamento ecologista e ambientalista. Poi negli ultimi due anni si è anche distinta per le critiche alle posizioni dell’Unione Europea sull’invasione russa dell’Ucraina, opponendosi all’invio di armi nel paese di Zelensky.
Tutte questioni che sono anche del Movimento 5 Stelle e dunque via libera, anche se per ora come attenzionato speciale, al Movimento nel gruppo della Sinistra del Parlamento Europeo,(The Left).
Cosi per la prima volta il Movimento 5 Stelle siederà in Europa accanto ai partiti storici della sinistra: dalla France Insoumise, al partito tedesco Die Linke, allo spagnolo Podemos, al greco Syriza, all’irlandese Sinn Féin e al partito della Sinistra Italiana. Un esperimento che in Italia è stato battezzato “campo largo” ed è il risultato vincente dell’alleanza Pd-Movimento 5stelle in diverse campagne elettorali regionali. Primo in Toscana con Prato e suggellato con un assessorato alla sua capolista.
In foto la sede pratese del partito democratico.