Simone Russo e Giuseppe Manzotti
Il successo era scontato ma i numeri sono bulgari. Alle 22,30 di domenica Roberta Rigon è stata eletta segretaria provinciale del Pdl con il 72% dei voti, lasciando allo sfidante Liborio Cataliotti un misero 28%. Si è concluso con una vittoria schiacciante il primo congresso provinciale, tenuto a battesimo dal segretario nazionale Angelino Alfano. Ultimo atto di un duro scontro che ha spaccato il partito, anche se Alfano nel corso del suo intervento ha negato l’esistenza di due “fazioni”: “Sono semplicemente due candidati, espressione di democrazia nel partito. Se si fosse presentato uno solo, ci avreste accusati di essere bulgari”.
Dopo gli interventi dei candidati e del segretario in mattinata, alle 14 si sono aperte le urne e le operazioni di voto sono proseguite fino alle 21. Fin dall’inizio dello spoglio è stato chiaro chi fosse il vincitore. Un risultato notevole per Roberta Rigon, candidata in corsa dopo il ritiro di Massimiliano Camurani costretto a fare un passo indietro dal regolamento voluto proprio da Alfano che vieta i doppi incarichi ai dipendenti del partito. Nelle ore precedenti al congresso ci sono stati tentativi di mediazione per non arrivare alla conta. Cataliotti a sorpresa aveva offerto il ritiro della sua candidatura in cambio della spartizione dei seggi: 40% alla sua lista, 60 a quella della Rigon. Proposta respinta al mittente.
Rigon doveva essere e Rigon è stata. Nel congresso – festa del Pdl reggiano la presenza di Liborio Cataliotti come sfidante è stata quasi come quello di uno sparring partner. Troppo forte l’asse Filippi – Pagliani – Camurani che ha sostenuto Roberta Rigon: nessuno, nel Pdl reggiano, avrebbe avuto i numeri sufficienti per scalfire le certezze di una corazzata del genere. Cataliotti ci ha provato, con l’appoggio di una vecchia volpe come l’onorevole Emerenzio Barbieri: all’inedito due va dato il merito di aver osato l’inosabile, dando senso ad un congresso che in loro assenza avrebbe avuto le parvenze di una semplice parata di baci e abbracci.
In realtà Cataliotti ha fatto bene a provarci anche per un altro motivo: ha messo a nudo i problemi che sono presenti nel Pdl reggiano, problemi ormai vecchi di anni e che la gestione Camurani – Pagliani ha affrontato ma non risolto definitivamente. In particolare il rapporto con il mondo cattolico e il tema della presenza nelle dinamiche economiche della città, e il problema di una certa sporadicità dell’iniziativa politica, hanno lasciato lo spazio a diverse riflessioni, non tutte concordi nell’assolvere il coordinatore e il suo vice. C’è soprattutto, e fin da subito, la necessità di ridare credibilità e spinta propulsiva al partito del capoluogo, che sembra scontare ancora gli effetti della batosta subita da Filippi nel 2009. Un compito che la Rigon e la sua squadra si apprestano ad affrontare con entusiasmo pur in mezzo alle tante difficoltà poste da un contesto in cui il centrosinistra dal 2009 viene dato in crescita di consensi.