Firenze – Fin dove è possibile modificare i confini della natura? Con quali vantaggi e benefici, rischi e pericoli? Disponiamo di adeguati strumenti di valutazione delle possibili conseguenze? Queste alcune delle domande a cui si cercherà di dare risposta durante il ciclo di conferenze dal titolo Naturale e Artificiale – Nuove frontiere da esplorare, che partirà domani, sabato 11 ottobre alle ore 15.30, presso la Fondazione Stensen (viale Don Minzoni 25/c). Durante l’incontro, che avrà come focus la questione della creazione in laboratorio di nuove basi artificiali del codice genetico dell’uomo e le problematiche etico-giuridiche della ricerca sul genoma umano interverranno Paolo Vezzoni (Dirigente di Ricerca dell’Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica del CNR di Milano) e Barbara Bottalico (Avvocato, Max Weber Fellow alla European University Institute, docente all’Università Statale di Milano). Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Seguiranno altri due appuntamenti sabato 18 ottobre (focus: modifica dell’organismo vivente e riproducibilità di parti del mondo biologico) e sabato 25 ottobre (i concetti di naturale e artificiale tra cibernetica, scienza e filosofia) sempre alle ore 15.30 e sempre a ingresso libero.
“Quello tra naturale e artificiale è un rapporto che, fin dalle origini, filosofia, scienze umane e teologia hanno posto alla base della loro propria indagine e riflessione – spiega il direttore della Fondazione, Padre Ennio Brovedani – A stabilire i limiti tra la natura e l’artificio, intesi anche come possibile prevaricazione dell’uomo sulla natura, erano le grandi forze della tradizione e del pensiero filosofico, teologico, metafisico occidentale. Il limite era sostanzialmente una forma di ordine, ossia, l’ordinamento necessario del mondo a cui l’agire umano doveva adeguarsi. Con gli sviluppi delle tecno-scienze e della cultura contemporanea invece, sembra emergere l’incertezza, se non addirittura l’impossibilità di ogni limite di questo genere: i confini tra naturale e artificiale tendono a sfumare e a non più distinguersi: in questa direzione, tutto diventa artificiale. Sorge allora un interrogativo ineludibile: ci stiamo avviando effettivamente verso una situazione in cui cade la distinzione tra naturale e artificiale? Con quali conseguenze e prospettive?”