Firenze – Ricostruiamo: questa la parola d’ordine degli industriali fiorentini che oggi hanno tenuto la loro assemblea annuale al dismesso teatro comunale di Firenze. Ricostruiamo come dopo un evento bellico, qual è stata la crisi che ha dal 2007 ha portato via al territorio 1,6 miliardi di euro, quasi 3mila euro per fiorentino. La produzione è calata del 15 per cento, e la disoccupazione è cresciuta di un punto all’anno.
Un fiorentino su cinque non ha lavoro. “Senza crescita non ci sarà lavoro, per questo noi abbiamo scelto di combattere e per questo dedichiamo questa assemblea ai giovani” ha esordito il presidente di Confindustria Firenze Simone Bettini. E in nome di questa ricostruzione, quasi per lanciare la carica, gli industriali hanno invitato la fanfara dei carabinieri, nell’anniversario dei duecento anni dell’arma. E hanno invitato gli allievi delle scuole del territorio partecipate dall’industria. Crescita vuol dire puntare su “innovazione, talenti e competenze” ha aggiunto Bettini.
Per quanto riguarda le aspettative per le imprese nel futuro, solo la metà prevede un miglioramento rispetto al passato. Ma ciò nonostante, le aziende si tengono ben stretto il capitale umano, tant’è vero che il 59% prevede nuove assunzioni. Firenze, spiega Bettini, è territorio per imprenditori e giovani, un’area cui il Job Act non ha fatto altro che bene. E sarà la città metropolitana a dare il la, come primo hub italiano per sviluppo di fattori competitivi.
E che lo scenario che si prospetta sia di grande complessità è verità ormai assodata, come ricorda Pierfrancesco Pacini, che esemplifica parlando di una “situazione post-bellica”. E allora, casa fare? Intanto, è necessario che la Toscana torni a crescere, valendosi della sua capacità di attrarre nuovi investimenti, con una gestione dei fondi europei “strategica”, con parti sociali che divengano “proponenti”, e anche col “coraggio della discontinuità”. Che ad esempio, sottolinea Pacini, vede la stessa Confindustria alle prese con “pesanti” riforme in fase di attuazione.
Intanto, emerge anche la necessità di ripartire dai fondamentali, vale a dire dal rafforzamento delle fabbriche, dai talenti, dalle competenze in particolare manifatturiere, insomma, dalla vera ricchezza della Toscana, quel bacino di competenze e professionalità che può cicatrizzare le ferite inferte dalla crisi. Ed emerge anche la necessità di avere un giornale on line chi si occupi di economia regionale, puntando alla diffusione dei contenuti e delle idee.