Firenze – “Quello che noi chiediamo è semplicemente avere la possibilità di ricominciare a vivere dignitosamente del nostro lavoro. Se questo viene impedito per decreto, perché noi siamo chiusi per decreto e quindi è impedita ogni fonte di entrata, occorre prima di tutto impedire ogni forma di uscita”. Il ragionamento che Aldo Cursano, presidente Confcommercio Fipe di Firenze, compie a margine della grande manifestazione degli ambulanti organizzata da Confcommercio e Confesercenti in piazza della Signoria a Firenze, è semplice. “Diversamente – continua Cursano – il fallimento è sicuro. Noi siamo chiusi per decreto, i contagi e i morti continuano ad aumentare. Siamo chiusi da ottobre – dice Cursano, riferendosi in particolare a ristoranti e bar – siamo chiusi pranzo e cena, siamo chiusi in zona rossa, in zona arancione, siamo chiusi in zona gialla, tranne il pranzo che coinvolge solo una parte marginale delle attività, il nostro lavoro lo facciamo la sera, è quello il momento in cui ospitiamo e facciamo star bene le persone; per cui, per decreto, noi siamo sempre chiusi”.
Il problema, inoltre, è che i costi corrono, pur con le chiusure degli esercizi. Ma il vero problema, inutile nasconderselo, è un altro. “Il rischio è che si incrini il rapporto di fiducia – dice il presidente di Confcommercio Fipe Firenze – la fiducia è uno dei patrimoni più belli nelle relazioni umane, ma la fiducia, con le istituzioni e con il prossimo, si basa sul rispetto. Quando vediamo che una parte della società come noi viene abbandonata, è chiaro che questo rapporto viene meno. Questa è una situazione molto pericolosa, perché noi siamo associazioni storiche, siamo qui a esercitare i nostri diritti, a proteggere i nostri simboli della democrazia, ma la disperaizone delle fasce più deboli porta a situazioni in cui il pericolo diventa la rottura di un patto sociale. Ecco perché noi come Confcommercio Fipe e Confesercenti richiamiamo al senso della responabilità. O si ritorna a lavorare, e a vivere con dignità del nostro lavoro o si sta a casa, ma bocchiamo ogni fonte di costo. Perché i sacrifici vanno condivisi, non si può vedere una società che ha il diritto di lavorare o imprese che hanno il diritto di stare aperte, mentre noi abbiamo solo il dovere di stare chiusi”. Aprire, in sicurezza e con i protocolli. “Ora lo conosciamo il nemico – spiega Cursano – noi sappiamo quali sono i paletti da mettere. Dopo 14 mesi non possiamo ritrovarci a punto e a capo. C’è un fallimento nella gestione. Forse abbiamo chiuso le aziende sbagliate, forse non è stato fatto quel che si doveva fare. Continuare a perseverare nonostante i fatti, come Italia, ci pongano in cima alla triste classifica dei numeri di contagi e morti e ultimi come vaccinazione, non mi sembra ragionevole”. Ricordiamo che, secondo quanto stabilito dal governo, dovrebbero tornare a lavorare le aziende con spazi esterni, all’esterno ovviamente, con un sistema di prenotazione e numeri precisi. “E io, che ho la saletta interna, cosa faccio?” interviene la proprietaria di un bar storico di Firenze. risposta non pervenuta.
Foto: Nico Gronchi e Aldo Cursano