Chiamatelo RE-cupero. Se oggi il relitto della Costa Concordia – drammaticamente naufragata due anni e mezzo fa (i morti sono stati 32) all’isola del Giglio – è stato disincagliato e sta facendo rotta verso il porto di Genova, dove trainato da rimorchiatori oceanici arriverà fra cinque giorni per la demolizione ordinata dal Consiglio dei Ministri, il merito è anche di una storica ditta di Sant’Ilario, il Gruppo Fagioli, tra i leader mondiali nella progettazione e realizzazione di movimentazioni e sollevamenti ad alto contenuto di ingegneria e nella spedizione di impianti con complessità tecniche e logistiche di trasporto.
Un’operazione delicata e complessa iniziata nel maggio del 2012 con la rimozione dello scoglio rimasto conficcato nello scafo e proseguita nel 2013 con il montaggio dei primi due cassoni di galleggiamento (aprile) e i lavori di rotazione della nave (settembre). Ed è qui che l’azienda reggiana ha prestato il suo prezioso know-how, fornendo tra le altre cose i martinetti idraulici che hanno permesso al relitto di raddrizzarsi e tornare in asse, le attrezzature di trasporto e le torri fissate in acqua. Un contributo che fa onore al territorio, e fornito una azienda, quella fondata da Giovanni Fagioli nel 1955 e oggi gestita dal figlio Alessandro, che già aveva fatto parlare di sè incaricandosi (nel 2005) del trasporto del sommergibile Toti fino a Milano e che pare entrata in una nuova e florida fase imprenditoriale. Dopo un 2011 critico, il Gruppo ha avuto una netta ripresa nel 2012 con il portafoglio ordini che è salito a 150 milioni di euro.
Forse non saremo ancora bravi nel far girare gli autobus per la città, ma con navi e sommergibili teniamo testa alle realtà di qualsiasi latitudine.