Da quel tragico 13 gennaio del 2012, quando la Costa Concordia naufragò di fronte all’isola del Giglio, Arpat, Ispra ed esperti dell’Università La Sapienza di Roma hanno svolto un accurato monitoraggio ambientale delle acque gigliesi. Dai dati ricavati, sembrerebbe che il naufragio della Concordia abbia impattato soltanto sull’area di cantiere, mentre le acque del Giglio restano limpide ed incontaminate. Non sono state evidenziate, nel corso dei mesi, situazioni di criticità elevata. Le concentrazioni di metalli nei pressi della nave sono risultate quasi sempre nei limiti previsti, ad eccezione di quella del mercurio. Tuttavia sembrerebbe che l’elevata concentrazione di mercurio nelle acque gigliesi non sia da imputare unicamente al naufragio della Concordia. La prateria di Posidonia del Giglio non avrebbe sofferto particolarmente della presenza del relitto, salvo quella praticamente schiacciata dalla nave adagiatasi sulle secche di Punta Gabbianara. Nella zona del relitto alghe e flora marina sono state praticamente distrutte, come era prevedibile, data l’entità del naufragio. In ogni caso, la valutazione delle condizioni ambientali della zona sottostante il relitto sarà effettuata soltanto una volta che la nave sarà rimossa. Quanto alle acque interne al relitto, sono state contaminate da sostanze organiche, metalli, idrocarburi e ftalati, ma sono state quasi interamente rimosse durante le operazioni di parbuckling.
18 Gennaio 2014
Concordia, situazione ambientale 2 anni dopo
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