Firenze – Piazza Indipendenza piena, stamattina, per il presidio contro le modalità con cui un giovane ambulante senegalese, Papa Demba Wagne, 25 anni è stato immobilizzato dal nucleo antidegrado della polizia municipale con la ormai tristemente nota “mossa alla Floyd”. Il tutto immortalato in un video che ha fatto il giro del web. Circa duecento, le persone giunte da Pisa, Santa Croce sull’Arno e Pontedera, ma anche da Bergamo e altre parti d’Italia, che portano bandiere del Senegal e cartelli. “Basta abusi in divisa”, “No al razzismo”, “Basta repressione contro gli ambulanti”, ma anche “Io sono Papa Demba”.
Fra gli interventi, Mamadou Sall, presidente comunità senegalese, ha ribadito, riferendosi alle due manifestazioni odierne, che “da ora in poi la comunità senegalese vuole rispetto, deve essere chiaro per tutti. Dopo gli ultimi fatti niente è cambiato, è sempre la stessa musica”. La vicenda che ha visto protagonista il giovane senegalese è anche occasione per estendere il discorso, facendo emergere le criticità che anche a Firenze si colgono, in particolare nei confronti di una comunità che ha visto due suoi membri, Samb Modou e Diop Mor, cadere per mano dichiaratamente razzista, mentre un terzo, Moustapha Dieng, scampato miracolosamente al fuoco del simpatizzante di Casa Pound Gianluca Casseri, rimane su una sedia a rotelle a vita; un terzo membro della comunità, Idy Diene, ucciso a colpi di pistola sul ponte Vespucci, e ora un video che ha scioccato la città.
A valle di questi dolorosi episodi, le parole del presidente Sall scavano nel profondo: “Chi riconosce che il Paese è cambiato – dice riferendosi al mutamento sociale subito in questi anni dall’Italia e dalla città – deve intraprendere una politica che tenga conto di questo cambiamento. Oggi non si tratta più dell’immigrazione ma delle conseguenze del fenomeno dell’immigrazione”. Una discrepanza, fra il cambiamento di fatto non seguito da politiche adeguate, che fanno emergere furiosi paradossi, secondo il presidente della comunità senegalese: “Le istituzioni dicono che Firenze è aperta, accogliente, ma quando i ragazzi chiedono il permesso di soggiorno poi c’è una attesa di 2-3 anni, come è possibile che la Questura consegni dei permessi di soggiorno scaduti? Noi vogliamo rispetto, è giunto il momento di imparare a vivere insieme”.
Tasti dolorosi, ma anche segnali per il futuro: “Abbiamo i nostri bambini che sono nati qui, non sono immigrati, sono italiani nati da genitori stranieri. Loro vivono una situazione storica e sociale che oggi ci porta a parlare di razzismo – continua Sall – porteremo un memorandum per parlare con tutte le istituzioni e lo faremo insieme all’Imam di Firenze: vogliamo raccontare come vivono gli immigrati in questa città, siamo stanchi di essere usati. Parlano di noi senza di noi, fanno per noi ma senza di noi, alla fine è sempre contro di noi. Ciò che è successo è la conseguenza di come vivono gli immigrati nella nostra città”.
“Ringrazio l’Imam per la sua presenza – conclude Sall – è sempre stato accanto a noi in questi momenti difficili”.
Ed è l’Imam Izzedin Elzir a porre la questione direttamente alla politica. Oltre a dichiarare la vicinanza “ai fratelli senegalesi che hanno subito per l’ennesima volta un atto inaccettabile”, e aver sottolineato “non sono qui a giudicare la polizia municipale ma quello che abbiamo visto dal video è inaccettabile nella nostra città di Firenze, nel nostro Paese”, Elzir dice: “Dobbiamo avere il coraggio di condannare questi gesti, aspettiamo dalla politica questo coraggio”. E puntualizza: “Non si può prendere la distanza lasciando la questione alla giustizia. Certamente la procura farà il suo lavoro, ma dobbiamo avere il coraggio di condannare. Come cittadino ho il diritto di dire che tutto questo è inaccettabile. Devo ringraziare la comunità senegalese che ha avuto questa pazienza di fronte al primo attentato, al secondo attentato e a diversi atti inaccettabili”.
Secondo Sessou Kuassi Roger, responsabile della Comunità Africana in Toscana, “stavolta bisogna che ci sia chiarezza, non possiamo sempre subire. Abbiamo contattato i nostri legali per far sì che la verità venga fuori, siamo pronti a dire che le scuse sono il minimo. Gli africani non sono violenti, siamo persone pacifiche e vogliamo rispetto in tutte le situazioni. Questo poliziotto ha fatto un abuso”. E circa il video integrale invocato da più parti, conclude: “Video integrale? Abbiamo chiesto di vederlo, ma sicuramente non c’è. Se ci fosse stato sarebbe venuto fuori subito”.
Da parte di Pape Diaw, già consigliere comunale fiorentino ed esponente della Comunità senegalese, si sottolinea anche la necessità di bandire, a livello italiano ed europeo, la tecnica di bloccaggio e soffocamento al collo, con il fermato a terra con le mani dietro alla schiena; insomma, la tecnica oami conosciuta in tutto il mondo come “tecnica Floyd”, dal nome del cittadino americano di colore ucciso nel corso di un fermo di polizia. Tecnica che costò la vita anche a cittadini italiani, fra cui il fiorentino Riccardo Magherini. “Una tecnica veramente pericolosa, un trattamento inumano e degradante”. Al presidio hanno partecipato anche esponenti di Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, e svariate associazioni della gauche.
Foto: Luca Grillandini /copertina: da sinistra, Mamadou Sall, l’Imam Ezzedin Elzir, Pape Diaw.
mamadouu