Comune e welfare, Usb: “Modello tagli, non ci stiamo”

Firenze – Modello welfare, che in realtà, come spiegano dall’Usb, è un modello che fa dei servizi al cittadino una delle priorità che danno motivo di esistere alla stessa amministrazione pubblica. Purtroppo, modello che viene messo in crisi, anzi, che ha subito e sta subendo un radicale cambiamento a causa delle politiche di austerità cui ci ha sottoposto l’Europa. Una critica dunque che, emersa nel corso dell’ultimo incontro con le controparti istituzionali, va al di là, come specifica il sindacato di base, dalla difesa “corporativa” “… dei presunti ed eventuali esuberi dichiarati, anche se il problema esiste perché si tratta di persone e soprattutto del diritto ad un lavoro conquistato e non regalato da nessuno”.

Tuttavia, come anticipato, il vero nodo per l’Unione sindacale di base “è il modello che l’amministrazione ha in mente che ci spaventa, e che dovrebbe spaventare anche i cittadini utenti e fruitori dei servizi pubblici. Un modello nel quale  per giustificare le minori entrate   e i tagli di bilancio  dettati dalle politiche delle BCE e della Troika non si trova di meglio che tagliare i servizi erogati alla collettività”.

 Il Comune “mamma”, insomma, non può più esistere. L’alternativa? Eccola, secondo le istituzioni cittadine: “I servizi vanno tagliati, ridisegnati, e deve entrare in campo la sussidiarietà, che raccontato così potrebbe anche essere incomprensibile per molti, di fatto però si tratta di riscrivere il tutto, si tratta in soldoni di cedere i servizi costruiti con grande difficoltà e speranza negli anni, a soggetti terzi , magari amici e magari anche grandi elettori”.

A quali settori-servizi ci si riferisce, eccoli qua: da quelli all’infanzia a quelli agli anziani, dalla gestione dei cimiteri a tanti altri servizi “che sono stati alla base dell’esistenza e dello sviluppo del welfare cittadino negli ultimi quaranta anni”. Di fatto, continua il sindacato, a rimetterci sono le fasce più deboli della società, fasce che rischiano di passare dal diritto di accesso al welfare alla richiesta di carità “trasformando ancor più i cittadini in sudditi”.

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