È mezzogiorno quando Firenze viene scossa da un boato, all'altezza di viale Mazzini, sede della Corte dei Conti. “Buffoni, buffoni” e “Vergogna, vergogna”, ma le grida si sentono appena, soffocate sotto il rumore infernale di migliaia di fischietti, trombe, campanacci e tamburi dei dipendenti comunali oggi in sciopero contro i tagli al salario accessorio decisi dal comune, su pressione della magistratura contabile. In tremila, secondo i sindacati, con un adesione del 92%, i comunali scesi in piazza stamattina per rivendicare maggior rispetto per il proprio lavoro, la professionalità, che cercano di garantire nonostante i tagli continui, e i salari, già modesti, decurtati fino a 300 euro al mese. La piccola banda musicale del corteo inizia a suonare e a stento i sindacalisti riescono a farsi sentire. “Ci meritiamo un applauso per quello che abbiamo fatto oggi- esordisce Mauro Comi, della Cgil e rappresentante rsu- Oggi è stata data una grande prova di forza, dobbiamo esserne orgogliosi”. E giù seimila mani che applaudono, e i fischietti che tornano a fischiare.
“La Corte dei Conti di Firenze ha un bel primato in Italia- aggiunge Stefano Cecchi, ormai popolarissimo sindacalista Usb- Per la prima volta, una magistratura indaga i rappresentanti delle rsu. Non siamo noi i malfattori, devono rivolgersi altrove”. E poi aggiunge: “Oggi è stata una bellissima giornata, ma la nostra lotta continua: domani andremo dai nostri avvocati per attivare le procedure di tutela, e decideremo come procedere. E lunedì pomeriggio tutti di nuovo sotto Palazzo Vecchio alle 15”. Quello del lunedì pomeriggio è infatti l'ormai classico appuntamento dei dipendenti comunali quando, in occasione del consiglio comunale, si ritrovano per chiedere all'amministrazione il ritiro del contratto unilaterale e la riapertura di un vero confronto sulla determina che prevede il recupero dei soldi a livello individuale. Ovvero, il taglio mensile, dai 100 ai 300 euro, su ogni singolo stipendio. “Le nostre retribuzioni vengono tagliate, mentre gli stipendi dei dirigenti aumentano” esordisce Rossella, 55 anni, operatrice sociale, da vent'anni dipendente del Comune, con uno stipendio sui mille e 200euro. “Le sembrano tanti, dopo vent'anni di lavoro?” .
Non si fa aspettare la risposta del sindaco a quella che da Palazzo Vecchio viene vissuta come una vera e propria sfida. "Se si continua ad alimentare lo scontro contro l'amministrazione e contro la Corte dei Conti si fa un danno ai cittadini, con cui mi scuso, e si fa un danno ai lavoratori stessi. Loro, i lavoratori, non se ne rendono conto, ma si stanno facendo del male da soli". Sono le parole del primo cittadino di Firenze che ribadisce:"E' uno sciopero che fa, per l'ennesima volta, una polemica contro l'amministrazione comunale. Rispetto le opinioni delle lavoratrici e dei lavoratori, ma il dato di fatto è che le cose non stanno come vengono raccontate. Il fatto che costantemente, anzichè cercare delle soluzioni, le rappresentanze sindacali cerchino di esasperare il clima contro la Corte dei Conti in questo caso, con un atto che istituzionalmente mi sembra molto grave, e contro Palazzo Vecchio mi sembra un errore da parte delle lavoratrici e dei lavoratori ed è la dimostrazione che fra di loro c'è chi vuole risolvere il problema e chi invece vuole soltanto creare un clima di tensione". Di certo, per ora, una cosa è molto chiara: dipendenti e Comune, guerra dichiarata.Maria Pia è assistente sociale, ha 40 anni, due figli piccoli e un mutuo: “Oggi nessuna di noi lavora, siamo tutte qui a scioperare perchè siamo arrabbiatissime. Non considerano importante il lavoro che facciamo, ma invece lo è. Senza di noi, smetterebbe di funzionare lo stato sociale. E in più ci tagliano 200 euro, su uno stipendio di appena 1200”. Accanto a Maria Pia, c'è Daniela con il suo piccolo Matteo. L'ha salito sul passeggino e l'ha portato allo sciopero. Alle 9 erano già sotto Palazzo Vecchio, da dove è partito il corteo, e sono arrivati fin sotto la Corte dei Conti, 3 ore dopo. Lo prende in braccio, è un po' stanco. Ma la musica lo diverte: “Sono i nostri figli le vere vittime della situazione- dice- Le scelte politiche ricadono sui piccoli come lui, per questo l'ho portato con me. Renzi ne deve prendere atto”. Poi c'è il vigile con la maglietta Mef. Uno tra i più fotografati: “Ho usato le lettere dell'acronimo del Ministero dell'Economia, Mef appunto, per scrivere 'Matteo grande bluff', ma non pensavo riscuotesse tanto successo- ammette soddisfatto- Pensare che l'ho pure votato, il rottamatore. Ma si è rivelato un pinocchio, tante promesse e nulla di più.” E poi continua: “Quelle 200 euro per noi sono importanti, io ho una moglie precaria e due bambini. Di questo se ne rendono conto?”
Nel frattempo, i cartelli, tra lo scherzoso e l'irriverente, attaccati sul cancello della Corte dei Conti iniziano ad essere rimossi. Sono quasi tutti per il sindaco: “Renzi, il carnevale è finito ridacci i nostri soldi”, “Renzi, Renzi tu pensi ai voti e noi alle tasche vuote”, e poi una distesa di “Adesso Basta, Rispetto”, giocando sul motto elettorale del sindaco, ai tempi delle primarie. Ma non mancano neppure quelli dedicati alla magistratura contabile: “Gli sprechi pubblici non si risolvono tagliando gli stipendi a chi guadagna 1200 euro al mese”. E questo sembra davvero il pensiero predominante tra i dipendenti comunali.