Il neuroscienziato Giulio Tononi docente presso l’università del Wisconsin a Medison e il biologo cognitivo Christof Coch professore presso il California Institute of Technology in un recente articolo pubblicato su Scientific American (Agosto 2011) propongono un test di consapevolezza per le macchine che solleverà un bel po’di invettive filosofiche.
La loro idea poggia sull’ipotesi che solo una macchina cosciente può dimostrare di capire soggettivamente se una qualsiasi scena raffigurata in una fotografia sia giusta o sbagliata rispetto a un campione di riferimento. È in grado, per esempio, di notare le incongruenze di una scena paradossale? Riconosce la geometria impossibile di una figura-rompicapo? Se una macchina riesce in un compito del genere, abbiamo la prova che è dotata di coscienza.
La teoria della coscienza proposta dai due ricercatori è stata battezzata ‘teoria dalla informazione integrata’ e poggia su due assiomi: la coscienza possiede un alto contenuto di informazione e l’informazione cosciente è integrata. In sostanza, la coscienza è selettiva ed è il risultato del lavoro organizzato di varie aree cerebrali che operano in modi altamente specializzati ma finemente connessi.
Saranno tali macchine in grado di percepire, ricordare ed essere consapevoli secondo l’accezione di Coch e Tononi? Difficile rispondere in modo esauriente. Oggi i computer e i robot non possiedono modelli mentali sufficientemente complessi per sviluppare pensiero e consapevolezza.
In compenso, però, esistono algoritmi che autoapprendono, riconoscono patterns specifici come segni grafici contraffatti e volti in una folla, sistemi computerizzati capaci di guidare metropolitane.
Sono macchine coscienti? Non sembra, ma sono più efficienti di noi nei compiti che svolgono. Può bastare come prova dell’intelligenza (o stupidità) delle macchine?
Alberto Binazzi